Condannato in via definitiva a quattro anni e mezzo di reclusione il macchinista Angelo Tomei, 45enne di Nettuno, che quattordici anni fa tamponò un altro convoglio sulla linea A della metropolitana di Roma, causando la morte di una giovane ricercatrice e il ferimento di altri 452 passeggeri. Il 17 ottobre 2006 l’incidente si verificò nella stazione Vittorio Emanuele. In base alle indagini svolte dalla Procura di Roma, il macchinista aveva disattivato il sistema di sicurezza continuo Atp, che porta all’arresto del treno in caso di superamento del limite di velocità. Tomei, accelerando fino a raggiungere i 52 km/h all’uscita dalla stazione Manzoni, sarebbe entrato nella stazione Vittorio Emanuele a 41 km/h e finì contro un altro convoglio fermo. Un impatto fatale alla 30enne Alessandra Lisi, di Pontecorvo, una ricercatrice dell’Università La Sapienza, che lavorava in zona Prati, e in cui rimasero feriti 452 passeggeri, anche se poi a presentare una querela furono solo 108. Per i giudici il 45enne di Nettuno si è reso così responsabile di disastro ferroviario, omicidio colposo e lesioni colpose, per negligenza, non avendo prestato attenzione ai segnali luminosi durante il percorso, e imperizia, per l’errata manovra di arresto del convoglio. Secondo la Procura e secondo la difesa di Tomei erano responsabili dell’accaduto anche tre dirigenti delle metropolitane, sostenendo che sarebbe stata prassi disattivare il sistema di sicurezza Atp, al fine di non accumulare ritardi, ma i tre dirigenti sono stati assolti. Il macchinista, condannato a cinque anni di reclusione dal Tribunale di Roma, si è visto invece confermare la sentenza prima dalla Corte d’Appello di Roma e ora dalla Corte di Cassazione, che gli ha fatto soltanto uno sconto di sei mesi essendo ormai caduta in prescrizione l’accusa di lesioni colpose.
11/04/2020