Partiamo dal breve periodo, dottor Gatti che numeri avete?
“Sono numeri spaventosi che riguardano sia il breve periodo, marzo-aprile, che il lungo, fino all’estate. Abbiamo cancellazioni di grossi gruppi di turisti dal sud est asiatico che avevano prenotato lo scorso anno. L’altro fatto che ci ha stupito sono state le cancellazioni dei convegni nazionali e degli eventi aziendali, si tratta di una fetta fondamentale del nostro business. Qui stiamo parlando del 40-50% di prenotazioni in meno sugli alberghi del centro, percentuale che peggiora in periferia e provincia fino a raggiungere picchi dell’80%”.
A rischio ci sono anche i posti di lavoro?
“Il problema, per il momento, non sono i nostri dipendenti, visto che ormai un albergo deve lavorare con il personale ridotto al minimo, ma i lavoratori delle agenzie specializzate che chiaramente si troveranno in grosse difficoltà. Intorno ad un hotel gira tutto il tema dell’indotto, oltre alle agenzie a cui chiediamo personale, ci sono le lavanderie, le imprese di pulizia, quelli che ci riforniscono per le colazioni e i pasti, ristoranti e poi gli Ncc e i bus turistici, insomma, un disastro”.
Ma perché tutto questo panico ha colpito la Capitale secondo lei?
“Per noi c’è stato un grosso errore di fondo e cioè quello di decretare lo stato di calamità. A quel punto anche quelli che erano in dubbio se partire o meno hanno deciso di annullare tutto, tanto il rimborso era assicurato. Sarebbe stato più giusto decretare lo stato di emergenza o calamità a livello regionale, c’è una bella differenza al momento tra la Lombardia e il Lazio”.
Immagino che giunti a questo punto vi siate rivolti alle istituzioni.
“Certo, abbiamo interpellato tutti, lo Stato ma anche la Regione e il Comune. Purtroppo la frammentazione delle competenze non ci aiuta, ma noi abbiamo tre grandi problemi da risolvere. Il primo è di ordine economico e servirebbe una misura rapida, come la sospensione per 6 mesi della tassa di soggiorno. È una tassa che, in un momento come questo di basse tariffe, va a incidere del 30-35% sul prezzo finale. L’altro grosso problema è la mancanza di liquidità: non essendoci prenotazioni e, anzi, dovendo restituire dei soldi, è chiaro che tutto il settore è in enorme sofferenza. Potrebbe aiutarci, per esempio, la sospensione dei mutui, magari per un anno, con l’onere di pagare solo la quota di interessi. La terza questione riguarda la comunicazione che in questo momento deve essere più precisa. C’è stata purtroppo un’iniziale ondata di allarmismo che ha procurato un panico generale, difficile poi precisare che, per esempio, a Roma la situazione è ben diversa rispetto ad alcune città del Nord”.
Tutto questo servirà a rimettere in piedi il settore o servono azioni ancora più drastiche?
“L’importante in questi casi è la velocità, un albergo se perde la prenotazione l’ha persa, non c’è possibilità di recuperare l’invenduto come in altri settori. Le soluzioni devono essere tempestive, vanno bene i tavoli, ma bisogna agire subito, serve una task force nazionale per iniziare una grande campagna di comunicazione che vada ad intercettare tutti mercati mondiali e valorizzi il prodotto Italia e il prodotto Roma. Oltre agli albergatori sono in sofferenza anche tutti gli altri settori legati al comparto turistico”.