Una buona notizia per i lavoratori del settore sanità però c’è. Con la sentenza appena emessa dalla Corte Costituzionale sono state eliminate infatti le disparità tra infermieri assunti dalle aziende ospedaliere, con un posto fisso, e i precari che cercano di tirare avanti lavorando per le coop a cui diversi ospedali esternalizzano il servizio. I precari spesso non si sono neppure presentati ai concorsi come quello del Sant’Andrea in quanto gli anni trascorsi con le cooperative non venivano calcolati per il punteggio. Anzianità che pesava invece notevolmente per i loro colleghi con un contratto fisso nelle Asl o nelle aziende ospedaliere regionali. Una forte disparità appunto, eliminata dalla Regione Lazio nel 2017. La legge era stata però impugnata dal Governo Gentiloni, avanzando dubbi di legittimità costituzionale, ora respinti dalla Consulta. “Noi abbiamo sempre sostenuto che chi svolge lo stesso lavoro debba avere gli stessi diritti. L’annoso ricorso agli appalti ha precarizzato il lavoro – hanno dichiarato Natale Di Cola, segretario Cgil di Roma e Lazio, e Giancarlo Cenciarelli, segretario generale Fp Cgil Roma e Lazio – impoverito e tolto tutele ai lavoratori, creando dumping e facendo pagare loro le inefficienze del sistema”. Ancora: “Anni di commissariamento e blocco delle assunzioni hanno generato un elevato ricorso ad attività esterne. Ora è possibile, anche con l’uscita dal commissariamento e con indicazioni chiare anche a livello nazionale, riportare le attività all’interno delle strutture e avviare al contempo un percorso straordinario di assunzioni, che tenga conto di chi ha tenuto in piedi i servizi sanitari regionali anche con 15 anni di servizio in cooperativa”.
23/02/2020