LE SPERANZE
A dicembre, approvata la graduatoria del concorsone, l’assessore regionale alla sanità, Alessio D’Amato, dichiarò che i vincitori erano 258, assunti con un contratto a tempo indeterminato, ma che erano stati dichiarati idonei e in graduatoria un totale di 7.472 infermieri. Per gli altri l’assessore specificò quindi che sarebbero stati utilizzati nel triennio “per colmare i fabbisogni delle Asl e aziende ospedaliere regionali”. Una grande speranza per circa 7.500 lavoratori sui 29mila che si erano sottoposti alla prova. “Torniamo a fare i concorsi pubblici per migliorare la qualità dei servizi e dare certezze lavorative al personale sanitario del Lazio”, aggiunse D’Amato. E anche in questo mese la Regione è tornata a invitare le aziende sanitarie ad attingere agli idonei del concorsone per le assunzioni, inviando una nota specifica ai manager ospedalieri. Ma non sta andando così.
IL SOLITO SISTEMA
Chi si è sottoposto alla prova con successo continua a restare a casa e gli ospedali fanno ricorso alle coop. Il Policlinico Umbero I e l’Asl Roma 2 per il Pertini hanno appunto bandito gare rispettivamente da 48 milioni e mezzo e quasi 10 milioni di euro per farsi inviare infermieri dalle cooperative. Del resto Asl e aziende ospedaliere sono autonome e la direttiva regionale non è vincolante. All’Umberto I sono anni che il servizio infermieristico è appaltato alla cooperativa Osa, che adesso è in proroga. Si va avanti così nonostante, secondo i calcoli fatti dai sindacati, alle cooperative vanno per ogni infermiere 34 euro l’ora, mentre gli interni costano alle aziende circa 29 euro. E la situazione è svantaggiosa anche per i lavoratori: tra i 14 e i 17 euro l’ora a quelli delle coop e 21 agli interni. L’Usb ha chiesto la “sospensione immediata” delle gare di appalto dell’Umberto I e del Pertini e di trovare delle “soluzioni alternative” anche per garantire un posto di lavoro agli infermieri precari che lavorano con le cooperative. “Il precariato deve essere superato”, sostengono dal sindacato. “Le aziende sanitarie invece di assumere gli infermieri idonei al concorso – specificano dall’Unione sindacale di base – appaltano ai privati i servizi, alimentando di fatto la “concorrenza” tra lavoratori/trici idonei al concorso pubblico che aspirano all’assunzione, e lavoratori/trici in appalto precari”. Una guerra tra poveri insomma. Tale da spingere l’Usb a chiedere alla Regione Lazio “di farsi carico e garante della programmazione dell’assunzione dei circa 7.000 infermieri idonei del concorso pubblico del Sant’Andrea”. Una battaglia, per il sindacato, “nell’interesse dei cittadini e dei lavoratori tutti” da vincere contro “gli interessi e le connivenze, più o meno occulti, di pochi”.
LE RASSICURAZIONI
Davanti a tale situazione l’assessore D’Amato ha cercato quindi di correre ai ripari, sostenendo che il 12 febbraio ha autorizzato le aziende sanitarie a utilizzare la graduatoria dell’Azienda Sant’Andrea per i 258 vincitori e per ulteriori 782 idonei, per un totale di 1.040 unità infermieristiche. “Questo intervento – ha aggiunto – rientra nelle nuove politiche delle risorse umane, che ha visto nell’ultimo anno la stipula di 2.869 nuovi contratti a tempo indeterminato di cui 1.012 per infermieri. Per la prima volta il numero dei nuovi contratti a tempo indeterminato supera il numero dei cessati per pensionamenti”. Ma non cambia il fatto che gli idonei al concorsone siano ancora in cerca di un’occupazione e negli ospedali continuino a fare affari le cooperative utilizzando i precari.