Il Flash Mob
Gli attivisti del movimento Liberare Roma, nella giornata del 13 febbraio, hanno manifestato con un flash mob di fronte alla struttura. Alessandro Luparelli ha spiegato la ragione della manifestazione: “Abbiamo voluto denunciare lo stato di abbandono dell’immobile, 6000 mq di spreco, e sottolineare la potenzialità che la riqualifica dello stesso avrebbe nel territorio del quartiere”. Le proposte da parte del movimento sono molteplici e si collocano tutte nell’ottica di creare un centro che risponda alle necessità del quartiere: dalla sede di associazioni e comitati di quartiere, case per risolvere l’emergenza abitativa, a luoghi di scambio sociale, ricerca ed economia circolare. Attività, quelle proposte, che genererebbero anche nuovi posti di lavoro, presentandosi come un reale arricchimento, sia in termini culturali che economici per il quartiere. Dalla sua realizzazione, nel 2013, vi erano state varie proposte di utilizzo, tutte terminate in un nulla di fatto: da sede della Polizia Locale richiesta dal municipio, a Biblioteca, voluta dall’ex Presidente del municipio Susi Fantino, fino a casa della Sanità, richiesta invece dal Presidente della Regione Lazio Zingaretti. Tutte realizzazioni che, però, avrebbero necessitato di ulteriori investimenti economici per adattare la struttura e quindi abbandonate.
La mancanza di dialogo con i cittadini
Alessandro Luparelli sottolinea: “Il problema è che non c’è mai stata una reale consultazione con i cittadini. Il comune dovrebbe aprire un dialogo con le associazioni del territorio ed i cittadini, per delineare insieme quali sono le reali necessità del quartiere e trovare una risposta efficace alle stesse”. Persino l’Università di Roma aveva proposto un progetto, rimasto tuttavia inascoltato da parte del Comune, che non ha voluto dargli alcun seguito e fiducia. Luparelli inoltre avverte: “La struttura è fatta di legno, ogni 4 anni necessita di una manutenzione particolare. Tra un po’ di tempo rimetterci le mani diventerà veramente costoso” ed aggiunge: “Non vogliamo assistere all’ennesimo film di un bene pubblico che viene privatizzato e venduto”.
Il rischio privatizzazione
L’iter preannunciato da Luparelli non sembrerebbe essere infatti una novità nel quartiere. L’ex stazione/deposito Stefer, in via Appia, si è trasformata infatti nel centro commerciale Happio. Delle opere di proprietà del Comune di Roma lasciate abbandonate, il quartiere ne sarebbe pieno, come, ancora un altro esempio, tra gli edifici confiscati alla mafia, quella che sarebbe dovuta essere la casa dei mestieri. “Abbiamo voluto riaccendere i riflettori sul problema” dichiara ancora Luparelli, ma la rigenerazione non si ferma allo spazio multifunzionale dell’Arco di Travertino, come lui stesso lo definisce “Monumento allo spreco”, ma si auspica possa estendersi e proseguire in tutto il quartiere, tornando ad utilizzare in maniera produttiva ed efficace tutti gli spazi del Comune di Roma lasciati abbandonati. Il quartiere ha infatti bisogno di spazi dei cittadini, luoghi per la collettività, dove poter realizzare il concetto stesso di comunità. “Con il movimento Liberare Roma, percorso che sta nascendo nella coalizione di centro sinistra – spiega Luparelli -proponiamo una rigenerazione urbana in termini di servizi e di difesa dei beni comuni. La nostra periferia può diventare un ambiente vivo e ricco, ma bisogna usare il nostro patrimonio, riconvertire le strutture pubbliche in attività che producano posti di lavoro, garanzie, cultura, economia sostenibile e ricerca. Se abbandoniamo o vendiamo il nostro Patrimonio il risultato sarà solo l’impoverimento”.