I PUNTI INTERROGATIVI
Per discutere del fallimento della legge, il 5 febbraio si è riunita alla Pisana la Commissione regionale sulla Pluralità di Informazione. «Serve – ha sostenuto in apertura di seduta il presidente di Commissione, Davide Barillari (M5S) – un’indagine conoscitiva per comprendere a fondo le dinamiche del settore nel Lazio”. Al suo fianco, la poltrona vuota di Paolo Orneli, promosso lo scorso novembre a capo dell’assessorato allo Sviluppo economico, dopo che per il suo predecessore Gian Paolo Manzella è arrivata la chiamata per una poltrona da sottosegretario nel governo Conte-bis. L’assessore era stato chiamato a relazionare dalla Commissione. «Lo scarso successo del bando – ha tuonato il consigliere regionale Rodolfo Lena (PD) – è forse dovuto a problemi nei criteri d’accesso oppure è un discorso di sfiducia da parte delle imprese editoriali?». «Come procedere per superare le criticità emerse? – ha aggiunto il collega di partito Emiliano Minnucci – che ci facciamo con i soldi avanzati?». Accanto a Minnucci era seduto il presidente della Commissione Lavoro, Eleonora Mattia (Pd) e il consigliere Loreto Marcelli (M5S). Tutti quesiti a cui avrebbe dovuto rispondere, in rappresentanza degli Uffici regionali, il delegato allo Sviluppo economico della Giunta Zingaretti.
I “REQUISITI STRINGENTI”
Le motivazioni del flop sembrerebbero almeno in parte spiegate in una relazione sulla procedura di gara redatta dallo stesso assessore Orneli, che Il Caffè ha potuto visionare. “Requisiti troppo stringenti ed onerosi” – recita il documento di Orneli – che mette in fila diversi punti critici di un avviso pubblico lanciato sulla base della legge regionale 13/2016 in materia sul sostegno al mondo dell’editoria locale. E destinato, appunto, a “stampa quotidiana e periodica locale”, agenzie di stampa, emittenti televisive e radiofoniche, fino alle onlus. Le domande pervenute, del resto, sono state appena 46, per un importo complessivo richiesto pari a 515mila euro (su 1,3 milioni messi sul piatto). Di queste quasi la metà è stata esclusa. E così la somma effettivamente erogata è stata di 281mila euro.