Raffaella ha 38 anni, vive al Quarticciolo in uno dei lotti popolari dell’ATER. Come tutti ha il sacrosanto diritto di uscire di casa, di sentire il sole e ciò che la circonda, di respirare l’aria fuori dalla sua stanza da letto. Da sei mesi, invece, la donna è chiusa dentro la sua camera, impossibilitata ad uscire perché il montascale fissato sulla rampa esterna è rotto, non si può riparare e non viene sostituito. Sono sei mesi che la famiglia lotta per un diritto indiscutibile, da rispettare, riconoscere, tutelare, come andrebbe tutelata la serenità e la dignità di chi ha in carico un familiare non autosufficiente. “Non è la prima volta che il montascale si blocca, sarà successo almeno una trentina di volte – racconta Annamaria Figlia, madre di Raffaella – l’ultima volta che si ruppe aspettammo sette mesi prima che mia figlia potesse uscire di casa; solamente grazie ad una persona che conosceva un “pezzo grosso” venne effettuata la riparazione. È mai possibile che per far valere un nostro diritto dobbiamo sperare di conoscere “qualcuno”? Siamo cittadini a tutti gli effetti e ci ritroviamo a dover supplicare, gridare, lottare per i diritti di mia figlia”.
Raffaella
Ha cominciato ad avere alcuni disturbi dall’età di sei anni: per sette mesi la famiglia ha consultato medici e girato tutti gli ospedali possibili, ma nessuno riusciva a capire quale fosse la causa dei suoi disturbi, frequenti e invalidanti. Un oculista infine capì che si trattava del medullo-blastoma, un tumore che colpisce il sistema nervoso centrale. Da allora Raffaella ha effettuato varie terapie e molti interventi; assume ogni giorno farmaci salvavita e da anni è alimentata prevalentemente con la PEG. Gli operatori della cooperativa “Nuove Risposte” la assistono due volte al giorno: fino ad agosto portavano giù la ragazza, ma da quando il montascale si è rotto non hanno potuto più farla uscire di casa.
Il sopralluogo dell’Ater
“I tecnici della ditta di manutenzione dell’Ater sono venuti più volte – spiega Nicola Leonetti, padre di Raffaella – l’ultimo intervento l’hanno fatto il 4 novembre dicendo che dovevano portare la scheda. È venuta una funzionaria dell’Ater – specifica – le ho detto che secondo me il montascale era da sostituire. Quando è venuto il tecnico ha riscontrato che non si poteva riparare perché mancano i ricambi che non vengono più fabbricati per quel modello; da allora non si è visto più nessuno”. Il 5 febbraio scorso il CdQ ha incontrato l’Ater presso l’ex bocciofilo Stella Azzurra per parlare delle problematiche di quartiere: “Ho voluto far sentire la mia voce: non è possibile che mia figlia deve stare così- protesta la madre di Raffaella – All’incontro era presente una donna dell’ufficio tecnico con altri tre funzionari – spiega – Ho consegnato le lettere e tutta la documentazione che avevo già inviato all’ente: l’ultima lettera risale al 4 novembre scorso”. Al momento nessuna misura formale è stata presa dall’Ater nei confronti della famiglia Leonetti, se non un vago e inconcludente “le faremo sapere”. Il montascale montato ormai 18 anni fa è ancora lì, fermo, rotto e inutilizzabile. Gli stessi operatori della cooperativa sostengono che ovunque stanno montando montascale nuovi e di più facile utilizzo. Ma nelle case popolari delle borgate questo non accade. Le periferie di Roma sono luoghi dimenticati e abbandonati: nelle borgate si accendono i riflettori solo in prossimità delle elezioni, fungendo a turno da passerelle, quando enti e “segmenti” parlamentari appaiono dal nulla per enunciare promesse e poi sparire di nuovo dopo il giro o la tornata, da bravi illusionisti. Nel mentre i diritti delle persone svantaggiate e/o diversamente abili vengano ignorati o negati proprio dagli enti e dalle istituzioni che hanno il dovere e gli strumenti per risolvere i problemi, anziché complicare situazioni superabili. Gli occhi di Raffaella brillano come stelle, il suo sguardo è più eloquente di mille di parole, ed è un dovere di tutti darle voce.
Francesca Zaccari