E siamo a due. Dopo l’addio di Paolo Mancuso dello scorso anno che segnò il primo vero strappo nella maggioranza grillina del Municipio IX targata Dario D’Innocenti (che in seguito si divise in due anime ben distinte pur non facendo mai mancare l’appoggio al Minisindaco), è arrivato anche quello di Paolo Barros che il 29 Gennaio scorso ha protocollato le sue dimissioni dal gruppo consiliare a 5 Stelle. Un rapporto, quello di Barros con al sua ormai ex squadra, che si è andato progressivamente logorando dal Febbraio dello scorso anno quando il consigliere prima criticò pubblicamente il Decreto Sicurezza firmato Salvini (in quel momento alleato di ferro dei Cinque Stelle), quindi votò contro lo stadio a Tor di Valle: due passaggi per i quali venne “punito” con l’estromissione d’ufficio dalla Commissione Scuola, Sport e Cultura della quale era uno degli esponenti più attivi e rappresentativi. “Ringrazio il Movimento 5 Stelle per l’opportunità e per gli insegnamenti dati nella buona e nella cattiva sorte – queste le due parole d’addio – li ringrazio perché mi hanno fatto innamorare di un’idea e di un sogno che vedeva più persone unite in una lotta che partiva dal basso, la democrazia diretta. Li ringrazio per avermi fatto capire che i proclami sono una cosa, la politica e il governare tutt’altra storia. Ringrazio gli attivisti e la base del movimento per avermi trasmesso la forza e la determinazione apportata dall’insieme di persone sparse sul territorio per portare sui tavoli parlamentari le varie istanze dei cittadini”. Secondo Barros, “La politica deve tornare ad ascoltare le persone, i cittadini, non solo nelle grandi città ma anche nelle periferie e nei borghi. La forza è nell’insieme e non nel singolo”.
I motivi dell’addio
“I valori politici che mi hanno spinto a scendere in campo sono stati più volte calpestati – spiega il consigliere del Municipio IX che adesso entrerà nel Gruppo Misto insieme a Paolo Mancuso e Piero Cucunato – e più volte ho pensato di uscire dal Movimento, senza però avere un’altra alternativa. Come i nuovi italiani (ero l’unico di origine straniera) mi ero ripromesso di battermi per i diritti umani e civili all’interno del movimento, ero e sono innamorato dell’idea da cui siamo partiti. Le varie battaglie però vanno fatte dentro ai partiti e ai movimenti, non solo fuori, la politica poi è quella che prende decisioni e legifera. Bisogna essere in grado di mediare tra partiti senza diventare altro, insomma essere capaci di ascoltare senza giocare una partita di calcio”.
Uno non vale uno
“Grazie al Movimento – prosegue Barros – ho capito che uno non vale uno e che in politica c’è bisogno di tecnici che hanno la giusta formazione per affrontare al meglio la crescita di una nazione. Ricordo anche i molti “sì” a Salvini e alla Lega: il partito più vecchio dello scenario parlamentare, affiancato dai soliti poteri del passato riciclandosi nuovi. Abbiamo chinato più volte la testa a discapito dei nostri ideali e valori aumentando il bacino elettorale della lega che è passata dal 17% al 30%. Come movimento chiedevamo giustizia, una giustizia che fosse uguale per tutti, ma abbiamo deciso di salvare i soliti politici arroganti e autoritari. Abbiamo alimentato l’odio nel nostro paese non solo verso gli immigrati, ma anche verso gli ebrei aumentando l’antisemitismo, la xenofobia verso i gay, e foraggiato la paura verso il diverso”.
Scenari futuri
“Guardo con molto interesse al movimento delle Sardine – ha confidato in chiusura Paolo Barros – che devo ringraziare per avermi dato la voglia e il coraggio di continuare a combattere contro tutto questo odio propagandato da questa destra becera e reazionaria, che sta destabilizzando la nostra identità, tessuto sociale e cultura. Ad oggi ancora non so dove andrò, ma so che non mollerò e che non vivrò più di speranza, ma di prese di posizioni e nuova linfa”.