La Commissione Mobilità si adegua ai vincoli del Governo
L’adeguamento è stato anche deliberato dalla Commissione Capitolina Mobilità del 27 gennaio scorso, presieduta da Enrico Stefàno e alla quale hanno assistito le realtà locali e molti cittadini: “Noi eravamo convinti della bontà del piano che manteneva lo ‘scartamento ridotto’, se non altro per non allungare i tempi di realizzazione” ha dichiarato Stefàno, aggiungendo che: “Ma crediamo che per salvare l’opera un altro dibattito di almeno un anno sul tipo di scartamento vada evitato. Quindi ora lavoreremo per soddisfare le richieste del Mit ed entro il 30 aprile prossimo depositeremo il progetto con tutte le modifiche”. Una vittoria a metà, dunque, quella decantata da Stefàno che, pur ammettendo il vincolo di adeguamento, ritiene che perlomeno le tempistiche generali vadano rispettate. Ma in realtà queste sono destinate comunque a lievitare perché ad oggi non abbiamo una stima di quando l’opera potrà essere messa a sistema.
La linea tranviaria si chiamerà Metro G
Detto questo è pronta la nuova denominazione: la vecchia ferrovia si chiamerà ‘Metro G’ e dalle 20 fermate del tracciato storico si passerà a 29 con capolinea a Termini e ulteriori otto fermate verranno aggiunte oltre la zona di Giardinetti dove il tram virerà verso la città universitaria di Tor Vergata e il Policlinico. La linea tranviaria avrà una capacità di circa 70mila passeggeri al giorno. “La posa della prima pietra – ha chiosato Stefàno – dovrebbe avvenire entro la metà del 2022”.
Lo studio delle associazioni scartato dal Mit
Precedentemente, invece, ben sei associazioni e comitati locali (Assoutenti, Legambiente Lazio, Osservatorio Regionale sui Trasporti, Odissea quotidiana Sferragiliamenti dalla Casilina, TrasportiAmo e CdQ Torpignattara) avevano inviato agli organi cittadini, al Mit e alla Presidenza della Regione Lazio una relazione a suffragio della riqualificazione della linea piuttosto che della trasformazione in tranvia. Ma il Ministero è stato chiaro; l’opera deve diventare una linea tranviaria e quindi si deve passare da una distanza tra le rotaie di 950 millimetri a 1.445 millimetri. “Tale scelta porta con sé notevoli complicazioni progettuali ed extracosti, con il rischio della paralisi della linea. Il mantenimento dello scartamento ridotto, aggiornato con le tecnologie ed i comfort della modernità, consentirebbe la creazione di una vera e propria rete metrotranviaria ad est della città” si legge nello studio condiviso, in cui si apprendono anche i timori rispetto a lavori troppo impattanti, incremento strutturale dei costi con conseguente prolungamento delle tempistiche. Ma, come sottolineato, il preciso studio delle associazioni è stato sostanzialmente scartato dal Governo che ha imposto i propri vincoli senza entrare nel merito della proposta e delle sue eventuali criticità.
Alberto Salmè