Non ci sono elementi per desumere che sul caso stadio la sindaca ”abbia intenzionalmente agito per favorire qualcuno”. Mentre la Procura, impegnata su più fronti, ha chiuso di recente una nuova indagine per corruzione a carico del presidente dell’Assemblea Capitolina, Marcello de Vito, già a giudizio nel maxiprocesso assieme a 15 coimputati, Virginia Raggi esce di scena quindi dall’unico procedimento che sul fronte Tor di Valle l’aveva portata nel registro degli indagati con l’accusa di abuso d’ufficio. Il gip Costantino de Robbio, nei giorni scorsi, ha accolto la seconda richiesta di archiviazione per la sindaca Raggi. In prima battuta era stato lo stesso giudice a chiedere un approfondimento d’indagine alla procura considerata, aveva precisato, ”l’evidente violazione di legge” prescrivendo l’audizione dei grillini (tutti e due ora passati al gruppo misto) Paolo Mancuso, presidente della commissione urbanistica del IX municipio e di Paolo Barros, consigliere municipale e membro della commissione cultura scuola sport dello stesso municipio. L’indagine doveva accertare l’eventuale violazione del regolamento del decentramento amministrativo.
CADE L’ACCUSA DEL TAVOLO DELLA LIBERA URBANISTICA
Il Tavolo della Libera Urbanistica, l’associazione che ha denunciato il presunto caso tramite l’avvocato Edoardo Mobrici, aveva segnalato il mancato passaggio in consiglio comunale del verbale della conferenza dei servizi prima della pubblicazione delle osservazioni sull’Albo Pretorio; ma anche le sospette violazioni di legge avvenute nel consiglio municipale dell’Eur per dichiarare il pubblico interesse sulla delibera della giunta Raggi, oltre la mancata richiesta del parere del municipio della Magliana. Secondo il pm Elena Neri, invece, la sindaca non avrebbe mai compiuto il reato di abuso d’ufficio in merito alla dichiarazione di pubblica utilità del nuovo stadio. Ed il giudice di fronte alla seconda richiesta di archiviazione, senza motivare in maniera specificare gli accertamenti sul fronte dell’iter nei municipi, ne ha accolto le richieste anche ”considerata la complessità delle leggi” in materia. Per il gip ”non ci sono elementi per desumere che la sindaca abbia intenzionalmente agito per favorire qualcuno e non sembrano potersi ricavare da un ulteriore eventuale approfondimento delle indagini come richiesto dall’apponente”. ”Appare evidente” ha motivato la decisione il giudice ”che una questione di interpretazione che coinvolge la stratificazione di normative eterogenee e di difficile interpretazione quale quella in esame non lascia spazio alla sussistenza del dolo intenzionale dell’articolo 323 del codice penale o quantomeno rende ardua la prova del medesimo”.
VIA ALLA NUOVA INDAGINE
Un filone si chiude e un altro, però, se ne apre. L’indomani all’archiviazione di Virginia Raggi la Guardia di Finanza, su delega della Corte dei Conti, ha bussato in Campidoglio per acquisire degli atti sullo stadio. Nel mirino ci sono gli incartamenti sulla Conferenza dei Servizi e il progetto in generale, predisposto dal Gruppo Parnasi, ma anche la sintesi della “due diligence” avviata dal sindaco Raggi dopo la raffica di arresti per il primo filone dell’inchiesta e che era stata resa pubblica. Poi c’è l’atto più importante, il parere chiesto all’Avvocatura del Comune (rimasto finora secretato) che conterrebbe la strada per chiudere l’affare Tor di Valle senza che il Comune possa essere trascinato in una causa milionaria. Stavolta saranno i magistrati contabili a valutare se si possa configurare per l’Amministrazione un danno erariale a fronte di presunte violazioni amministrative e urbanistiche.
Ade.Pie.