Le motivazioni
Tornando indietro alle originarie motivazioni dello sfratto la Commissione Commercio aveva deciso di verificare la regolarità delle autorizzazioni del parco, scovando la mancanza di un documento che avrebbe dovuto perfezionare l’assegnazione dell’area. Dalla presunta irregolarità, sarebbe derivato lo sfratto del Parco, con sopralluogo dei vigili che ne avevano richiesto la chiusura entro due mesi, cioè il 30 Dicembre. In realtà, la mancanza non sarebbe stata responsabilità della famiglia proprietaria Dell’Acqua, ma piuttosto del comune di Roma. Denise Dell’Acqua aveva già raccontato al Caffè cosa era effettivamente successo: “Il parco sorge qui da 36 anni, era un’area abbandonata che venne fatta bonificare completamente a spese di mio padre. Nel 98’ mio padre vinse il bando “Punto Verde Infanzia” ma, nonostante la continua richiesta di formalizzazione della vincita del bando, e tutti i soldi delle utenze e del canone mensile regolarmente pagati, non è mai giunta la lettera che dava l’ok formale all’autorizzazione”.
Le novità
Valter Mastrangeli, capogruppo della lista Marchini in Municipio VI, che da sempre ha a cuore la sopravvivenza del parco, ha spiegato a il Caffè che cosa è invece successo nel nuovo anno: “Il ricorso in autotutela da parte dei legali della famiglia dell’Acqua è arrivato tardi e il dipartimento Cultura e Spettacolo ha contestato gli articoli 68-80 del Tulps sulla sicurezza nei grandi Parchi, paragonando Adelandia ad un grande parco con grandi strutture, come Gardaland o il Luneur. Ed inoltre il dipartimento Ambiente ha continuato a contestare l’assegnazione dell’area”. Entrambe le contestazioni risultano essere piuttosto controverse, in quanto in primo luogo Adelandia come punto verde infanzia è sottoposta ad altri articoli rispetto a quelli contestati e, in secondo luogo, fu vincitrice regolare di un bando il cui unico problema fu la mancata formalizzazione dei documenti per colpa tuttavia non della famiglia Dell’Acqua ma del Comune di Roma. La risposta del quartiere, oggi come a novembre, è stata enorme. Sabato 18 gennaio si è svolta la prima manifestazione di solidarietà per il parco che, nonostante il brutto tempo, è stata un successo. Valter Mastrangeli fa sapere che, se non ci saranno passi indietro nei 10 giorni previsti per accogliere il ricorso, “quella del 18 sarà la prima di tante altre mobilitazioni, perché il quartiere andrà avanti per difendere Adelandia” e, conoscendo il proprio quartiere, Mastrangeli annuncia “Ci potrebbe essere un problema di ordine pubblico”.
L’ulteriore sopralluogo
Denise dell’Acqua però riferisce anche: “Sono stata convocata al Dipartimento ed abbiamo concordato che arriverà una squadra di tecnici a fare un sopralluogo per verificare lo stato reale delle cose” e, per quanto riguarda la tempistica, ha spiegato: “Mi hanno detto che ci vorranno almeno due settimane”. Nonostante il colpo di coda, la proprietaria si mostra ottimista: “Sinceramente ho visto un’apertura da parte loro nel volermi aiutare a risolvere questo groviglio che si è creato. Sono stata subito convocata anche perché si rendono conto del problema sociale che potrebbe nascere se dovessero tenere chiuso il parco, infatti è anche nel loro interesse risolvere”. Ed infine, con le stesse parole di novembre “Non si può chiudere il Parco e con lui la memoria ed il ricordo di mio padre” ha dichiarato Denise Dell’Acqua, figlia di Roberto dell’Acqua, primo fondatore di Adelandia, tragicamente deceduto poco prima della notizia di sfratto.