Oggi sono le strade, i mercati, le classi scolastiche, i quartieri, i negozi, i ristoranti di Roma che, molto prima dei libri e delle statistiche, ci parlano di un fatto acclarato: la nostra è sempre più una città multietnica e quindi multireligiosa. Il barbiere che ci fa la barba è egiziano e crede nell’Islam, il negoziante da cui prendiamo la frutta è indiano ed induista, la maestra delle elementari che insegna ai nostri bambini è italiana, ma segue e pratica la Via del Buddha. Un grande uomo di dialogo spirituale come Raimon Panikkar diceva che le religioni non possono essere comprese in astratto, ma vanno incontrate nel loro farsi vita reale nella carne delle persone, e aggiungeva che nel XXI secolo saper scambiare in modo maturo con il diverso da sé, senza rinunciare né al rispetto per l’altro né alla propria identità, sarebbe risultato decisivo. Oggi, nel 2020, i dati statistici non fanno che confermare questa intuizione, basti pensare alla presenza musulmana nel nostro paese, dove L’Islam è la seconda religione dopo il cristianesimo. I musulmani in Italia sono un milione e mezzo, e il loro numero è destinato a crescere. Il 33% dei bambini e ragazzi stranieri e di seconda generazione che frequentano le scuole italiane sono di religione musulmana. In un quadro del genere risulta evidente che essere attrezzati per scambiare col diverso da noi diventa un’esigenza vitale. Proprio per sensibilizzare i più giovani su questi temi il Centro Astalli, sede italiana del Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati, da oltre 15 anni anima un’intensa attività formativa nelle scuole medie e superiori della provincia di Roma e di altre città italiane, attraverso le iniziative “Finestre – storie di rifugiati” legata al tema delle migrazioni forzate, e “Incontri”, su cui si sofferma questo articolo, incentrata sul dialogo con le religioni diverse dal cattolicesimo. «Le nuove generazioni devono guardare al futuro – ha detto il presidente del Centro Astalli, P. Camillo Ripamonti – e devono essere consapevoli che la nostra sarà sempre più una società interculturale e interreligiosa, e che quindi sensibilizzarsi su temi come le migrazioni e il dialogo interreligioso diventa essenziale». Il percorso che anima “Incontri” non è pensato dal Centro Astalli come un insegnamento teorico, ma vuole coinvolgere gli studenti delle scuole medie e superiori in un’esperienza reale, di scambio con persone che testimoniano la loro religione nel concreto della loro vita. Agli istituti scolastici che aderiscono al percorso “Incontri”, viene proposto un iter che parte dall’approfondimento in classe di appositi materiali didattici sui temi del progetto, cui segue un incontro con un operatore del Centro Astalli insieme a un testimone della religione che si è scelto di approfondire. Questo incontro con gli studenti è il centro del progetto, che poi prosegue attraverso proposte di focus per approfondire temi specifici, e con gite guidate nei luoghi di culto delle altre religioni presenti sul territorio. Il Centro Astalli, tramite le iniziative “Finestre” e “Incontri”, porta ogni anno testimoni di altre religioni e rifugiati a incontrare più di 27.000 studenti tra Roma e altre 14 città italiane. I ragazzi sono poi incoraggiati a partecipare ai concorsi letterari “Scriviamo a colori”, riservato alle scuole medie, e “La scrittura non va in esilio”, per le scuole superiori, con racconti sui temi proposti durante gli incontri. L’ultima edizione del premio “la scrittura non va in esilio” l’ha vinta un ragazzo romano, Gabriele Durante, del liceo Farnesina, con il racconto “Tutti i sogni del mondo”, ispirato alla storia vera di Yusra Mardini, giovanissima nuotatrice siriana che, nell’estate del 2015, salvò insieme ad altre due ragazze tutti i profughi che viaggiavano con lei, trainando a nuoto, per oltre tre ore, l’ormai inservibile gommone verso la riva, evitando che affondasse. Il Centro Astalli, solo con il progetto “Incontri”, nel 2018 ha incontrato 525 classi, nelle province di Roma, Rieti, Frosinone, Latina, Palermo, Catania, Milano e Vicenza, coinvolgendo 11.236 alunni. Il progetto si sforza di trasmettere agli studenti quell’esperienza di tolleranza che il Corano nella 5ª Sura, intitolata “La Tavola”,descrive così: «Noi li abbiamo fatti seguire da Gesù, figlio di Maria, per confermare ciò che c’era nella Torah prima di lui. Gli abbiamo dato il Vangelo, ove c’è guida e luce. A ciascuno di voi abbiamo assegnato una regola e una legge. Se Dio avesse voluto, certo avrebbe fatto di voi una sola comunità. Ma vuole provarvi con ciò che vi ha dato. Gareggiate dunque nelle opere buone. Tutti ritornerete presso Dio».
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