Nessuna prova e a quanto pare nemmeno indizi sufficienti. Si avviano verso l’archiviazione i due fascicoli aperti sui roghi che hanno incendiato i Tmb Ama di Rocca Cencia e Salario. Parliamo degli impianti di Trattamento Meccanico Biologico, ossia i siti industriali dentro cui i rifiuti indifferenziati vengono suddivisi approssimativamente in frazioni merceologiche minori e poi avviati ad incenerimento negli inceneritori o ad interramento in discarica. Le perizie tecniche disposte dalla Procura di Roma non hanno individuato punti di innesco. Anche dalle testimonianze e da ulteriori accertamenti non sarebbero emersi indizi univoci per procedere all’ipotesi avanzata dalla procura, ossia l’incendio doloso. Le indagini, alle ultime battute, sono ora al vaglio del procuratore aggiunto, Nunzia D’Elia. Era stata la prima cittadina di Roma, Virginia Raggi, a ipotizzare che dietro ai roghi ci potesse essere il tentativo di condizionare gli amministratori pubblici. Dello stesso avviso era anche alcuni magistrati romani. Restano aperti invece gli accertamenti sulle violazioni ambientali che sarebbero state commesse nei due siti, da tempo all’esame di altrettanti fascicoli d’inchiesta.
SETTORE IN CRISI, AMMINISTRATORI IN GINOCCHIO
I due clamorosi incendi avevano paralizzato la raccolta e trattamento del pattume in città, mandato in crisi il già precario equilibrio del settore rifiuti di Roma e ridotto in ginocchio gli amministratori pubblici, in Campidoglio e in Regione. Si erano sviluppati a distanza di tre mesi, il primo nel 2018. La notte tra il 10 e l’11 dicembre, quando sono arrivati i vigili del fuoco nell’impianto di via Salaria le fiamme avevano già invaso una grossa area. Si è scoperto poi che il sistema di videosorveglianza era spento da almeno tre giorni. Un dettaglio che aveva fatto balenare anche l’ipotesi di un sabotaggio rilanciato anche dalla sindaca Virginia Raggi. Mentre il tmb di Rocca Cencia, in fiamme il successivo 24 marzo 2019 le telecamere non c’erano proprio. “La vicenda inerente l’incendio del Tmb Salario”, aveva scritto in una relazione il presidente del Collegio sindacale di Ama, Mauro Lonardo, “sulla base degli elementi a disposizione dell’organo di controllo, evidenzia (a giudizio del Collegio) un non adeguato presidio della funzione aziendale”. In sostanza nessuno degli amministratori di Ama aveva pensato a sorvegliare adeguatamente i propri centri di trattamento, nemmeno dopo il primo e clamoroso incendio.
VA IN PENSIONE IL CENTRO AMA DI VIA SALARIA
Dallo scorso settembre, intanto, il Tmb Salaria è stato definitivamente chiuso con ritiro dell’autorizzazione integrata ambientale. ”Con determina della Direzione regionale per il Ciclo dei Rifiuti – aveva spiegato l’assessore regionale Massimiliano Valeriani – è stata ritirata l’autorizzazione integrata ambientale all’azienda Ama per l’impianto di trattamento dei rifiuti di via Salaria”. Nel centro del Salario così non potranno più essere stoccati e trattati i rifiuti indifferenziati da parte dell’azienda capitolina. ”Dopo la richiesta avanzata dall’Ama”, aveva spiegato Valeriani, ”la Regione ha mantenuto il suo impegno con le istituzioni locali e i cittadini del quadrante Salario ritirando l’Aia. Ora l’azienda proceda in tempi brevi alla bonifica e alla riqualificazione ambientale”.
POLEMICHE SU POLEMICHE
”Il Tmb Salario – aveva ribadito a ruota su Twitter Virginia Raggi – non riaprirà mai più. Avevamo chiesto alla Regione Lazio di revocare l’autorizzazione ad utilizzare quell’impianto per i rifiuti e finalmente è arrivata la comunicazione ufficiale ad Ama’. È una grande vittoria per la città e i residenti!”. Un messaggio che aveva suscitato polemiche, perché scambiato per una rivendicazione dagli abitanti dell’area, da Fidene, a Villa Spada e zone limitrofe, che contestavano l’impianto. Comitati di quartiere e anti-Tmb avevano anche denunciato un aumento dei tumori dopo che il sito aveva cominciato a funzionare a pieno ritmo. L’impianto di Rocca Cencia, invece, è ancora attivo, anche se considerato non perfettamente funzionante. Una perizia depositata in procura evidenzierebbe violazioni ambientali. Il fascicolo era stato aperto dopo le denunce degli abitanti del quartiere per i miasmi che in particolari orari del giorno rendevano l’aria irrespirabile. Nel mirino, in particolare, la qualità del rifiuto prodotto che spesso sarebbe al di sotto degli standard di legge.