DOPO DE VITO, ATTESI PARNASI, LANZALONE E PALOZZI
ersonaggio cardine del maxi-processo (secondo le posizioni si contesta concussione, corruzione, falso), proprio il presidente della Assemblea Capitolina accusato di aver preso soldi dal costruttore Luca Parnasi attraverso l’amico ed ex collega, l’avvocato Camillo Mezzacapo, per oleare le autorizzazioni per lo stadio della Roma. A seguire l’ex presidente di Acea, Luca Lanzalone, l’imprenditore Parnasi e l’ex vicepresidente del Consiglio regionale Adriano Palozzi, passato di recente nelle file della Pisana da FI a Cambiamo (il nuovo partito di Giovanni Toti).
I TESTIMONI ECCELLENTI: RAGGI, BERDINI E BALDISSONI
Il sindaco Virginia Raggi, citata sia dall’accusa e che dalla difesa di De Vito, figurerà tra i testi che saranno sentiti in udienza assieme agli ex assessori alle Partecipate e all’Urbanistica Massimo Colomban e Paolo Berdini, al direttore generale del Campidoglio Franco Giampaoletti e al dirigente della A.S. Roma Mauro Baldissoni. De Vito ha chiesto e ottenuto nella sua lista testi un altro big: il ministro della giustizia Alfonso Bonafede, all’epoca dei fatti appartenente ai gruppi di coordinamento dei Comuni governati dai Sindaci del M5S. Bonafede dovrà riferire – si legge nell’atto depositato al tribunale -”sulla posizione del Comune di Roma Capitale per la realizzazione del progetto ‘Nuovo Stadio della Roma’ e sui tempi, sui motivi e sui soggetti che conducevano la volontà dell’Amministrazione comunale al raggiungimento di una intesa con il Proponente (Eurnova, la società dell’imprenditore Luca Parnasi, ndr”. Il ministro sarà sentito, poi, anche”sulla natura e sull’oggetto della riunione tenutasi il 24 febbraio 2017, dove la maggioranza di governo deliberava di realizzare il progetto Nuovo Stadio della Roma”. Tra le parti civili ammesse dal tribunale ci sono il ministero dei Beni Culturali e Assoconsum che vanno ad aggiungersi a quelle già costituite, e cioè Roma Capitale, Cittadinanzattiva e Codacons.
LA RICHIESTA DI ARCHIVIAZIONE PER LA RAGGI
È all’esame del giudice Costantino de Robbio la valutazione della seconda richiesta di archiviazione sollecitata dalla procura per la sindaca Virginia Raggi in un altro procedimento sempre relativo alla arena calcistica in cui si profila l’abuso d’ufficio riguardante presunte irregolarità sull’iter nella procedura di approvazione dello stadio. In prima battuta era stato lo stesso giudice a chiedere un approfondimento d’indagine considerando “l’evidente violazione di legge”.
LA DENUNCIA DEL TAVOLO PER LA LIBERA URBANISTICA
Il Tavolo della Libera Urbanistica, l’associazione composta da ex M5S che ha denunciato il caso tramite l’avvocato Edoardo Mobrici, aveva segnalato il mancato passaggio in consiglio comunale prima delle pubblicazioni delle osservazioni, ma anche le sospette violazioni di legge avvenute in consiglio municipale dell’Eur per dichiarare il pubblico interesse sulla decisione della giunta approvata poi in Campidoglio. Secondo il pm Elena Neri, invece, la sindaca non avrebbe mai compiuto il reato di abuso d’ufficio in merito alla dichiarazione di pubblica utilità del Nuovo Stadio della Capitale. A giorni la decisione. Il giorno dopo l’udienza fissata per martedì 14 gennaio, il leader del Tavolo, l’architetto Francesco Sanvitto, ha voluto chiarisce tutti i dubbi sulla legittimità dell’esposto. E lo ha fatto con un post diretto agli avvocati del sindaco che nell’udienza hanno sollevato più volte il quesito su quali vantaggi avrebbe avuto il sindaco nel superare il passaggio in consiglio Comunale “previsto per legge” del verbale conclusivo della Conferenza dei Servizi.
L’ATTACCO AL SINDACO DELL’ARCHITETTO SANVITTO “
Il Sindaco non portando il ’verbale’ e non la variante del Prg – ha chiarito Sanvitto – nella prima seduta utile del Consiglio Comunale ha evitato politicamente un lunghissimo dibattito sui contenuti della ‘nuova’ Centralità Urbana ed ha altresì cercato di evitare una possibile bocciatura politica permettendo ai consiglieri di esprimere il loro pensiero sui contenuti del nuovo Piano da adottare, ma soprattutto ha consentito all’imprenditore Parnasi di non adeguarsi alle innumerevoli prescrizioni allegate al verbale di chiusura della Conferenza dei Servizi, come, invece, avrebbe dovuto fare con il passaggio in Consiglio Comunale con risparmi in termini di progettazione e rischi di impresa, mediamente riconducibile al 14% dell’investimento”.