LA LETTERA ALLA UE
Per questo i Giudici di Pace hanno inviato una lettera di protesta in cui spiegano le loro ragioni anche al Parlamento Europeo: si aspetta infatti a breve la pronuncia della Corte di Giustizia Europea che riconosca a questi Giudici, che esercitano le funzioni giudiziarie da oltre 15 anni, lo status di lavoratore e non di “volontario”. In effetti, la Commissione europea con comunicazione del 10 giugno 2016 aveva chiuso negativamente nei confronti dello Stato italiano la procedura di preinfrazione (Eu Pilot n.7775/15/EMPL), ma il Ministro della Giustizia, per oltre 3 anni, ha tenuto segreta la decisione, omettendo di informare il Parlamento.
“SFRUTTAMENTO FINO ALLA MORTE”
Nella proclamazione dello sciopero le associazioni di categoria parlano espressamente di “sfruttamento fino alla morte”: basti dire che un giudice di Pace percepisce 35 euro a udienza, civile o penale, che può protrarsi fino a 8/10 ore e appena 100 euro per un intero processo relativo all’espulsione degli stranieri, materia delicatissima per la quale hanno la competenza esclusiva, senza nessun riconoscimento per la fase di preparazione e di studio indispensabile. A titolo di confronto un giudice inglese percepisce 700 euro circa a udienza e gli vengono riconosciuti anche i giorni di studio e di redazione dei provvedimenti.
L’EUROPA DICE: “EQUIPARABILI A MAGISTRATI”
Nella totale indifferenza della tecnostruttura ministeriale, il Comitato europeo dei diritti sociali (CEDS), con la decisione del 5.7.2016, ha rilevato che i Giudici di pace, sotto il profilo delle funzioni, dei doveri e del lavoro svolto, sono equiparabili ai magistrati professionali, con particolare riguardo al diritto inviolabile ad un trattamento previdenziale ed assistenziale corrispondente, anche in materia di tutela di maternità, paternità e salute. Questi Giudici onorari (ma solo di nome), che amministrano il I grado di Giudizio, apportano alla macchina della giustizia, assieme ai colleghi GOT e VPO il contributo massimo possibile: si parla del 60% del contenzioso civile e del 90% di partecipazione alle udienze penali dibattimentali, ma senza ferie, maternità, malattia.
MATERNITÀ, MALATTIA E FERIE NON RETRIBUITE
Nel corso dell’udienza dello scorso 27 novembre, avanti la Corte di giustizia, il Presidente-relatore giudice Arabadjiev, è rimasto attonito nell’apprendere che i Giudici di pace godono, come tutti i magistrati professionali, dei periodi di sospensione dal lavoro per ferie, malattia, maternità, infortunio, ma che per detti periodi non percepiscono alcuna indennità, non essendo considerati lavoratori, perdendo anche il posto di lavoro nel caso in cui il periodo di malattia si prolunghi oltre la durata massima di sei mesi. Ma sappiamo, per cognizione diretta, che in un Tribunale del Lazio è stata chiesta la decadenza dal servizio di un Giudice che si era assentato per appena una decina di giorni con la motivazione che la malattia deve esser concordata previamente. Un altro Giudice, che ha contratto la TBC a Ponte Galeria, è stato costretto ad allontanarsi dal servizio senza percepire alcuna indennità o risarcimento. Infine, un altro GdP che, dopo aver contratto la TBC ha fatto causa al Ministero della Giustizia, è stato condannato a pagare anche le spese legali, per ben 10mila euro all’Avvocatura dello Stato. Sono solo alcune delle storie di quotidiana vessazione che questi professionisti subiscono e ora sperano che sia giunto il momento di dire: basta!
Vittorio Coccoletti