Si è arrivati quasi alle mani, tra urla e strilli, nell’ultima seduta della Commissione capitolina ‘Controllo e Trasparenza’ convocata sulla crisi dei rifiuti che sta travolgendo Roma e i romani. Ma soprattutto per interrogare Stefano Zaghis, nuovo Amministratore Unico di Ama in carica dal 4 ottobre scorso, che ancora non si era mai fatto vedere in una iniziativa pubblica. Il tesissimo faccia a faccia si è tenuto negli uffici distaccati di Roma Capitale di via del Tritone il 21 novembre. Marco Palumbo (PD), Presidente dell’assise, ha faticato non poco a ristabilire la calma. Ma anche dopo esserci riuscito è rimasto comunque con un pugno di mosche in mano. Zaghis si è cucito la bocca e non ha voluto rivelare alcun dettaglio sullo stato dei conti della società pubblica né, tantomeno, sul futuro della municipalizzata che langue da tempo sull’orlo del fallimento. Non è andata meglio al resto dei membri dell’assise che sono intervenuti e che hanno provato a tartassarlo con una lunga serie di domande puntuali: la vice Presidente della Commissione, Monica Montella (M5s), e i consiglieri capitolini Valeria Baglio (PD), Svetlana Cencelli (centro-sinistra) e Francesco Figliomeni (Fdi). Lui ha risposto con un fiume di parole prive però di sostanza e contenuti.
ZAGHIS: 7° AMMINISTRATORE IN 3 ANNI E MEZZO
Zaghis è il settimo amministratore nominato dall’insediamento della Giunta grillina. Eppure davanti ai membri della Commissione si è comportato come se l’Amministrazione che l’ha nominato fosse al suo primo giorno di mandato. Con una lunga lista di buoni propositi tutti da definire e che appartengono ad un futuro ancora lontano. E non con un programma chiaro e a breve termine da realizzare in soli 16 mesi, ossia prima della prossima tornata elettorale. A coprirgli le spalle, in Commissione, c’erano Franco Giampaoletti, il potentissimo direttore generale del Campidoglio da marzo 2017, e Gianni Lemmetti, l’onnipresente assessore al Bilancio e Controllo strategico delle municipalizzate. I due sono rimasti freddi e impassibili anche durante i momenti di maggiore tensione della seduta.
NERVI TESISSIMI
Ad innescare una lite furiosa, poco dopo l’avvio dei lavori, sono state le domande che la consigliere Valeria Baglio (PD) ha rivolto a Zaghis, per la verità in modo garbato: “Ci sono extra costi nei bilanci Ama 2017 e 2018? A cosa sono eventualmente dovuti? La Tari a carico dei cittadini aumenterà? Porterete i rifiuti di Roma all’estero?”. La reazione di Zaghis – le registrazioni parlano chiaro – è stata decisamente sopra le righe. Alla fine – dopo che la calma è stata ristabilita – anche grazie all’intervento del capogruppo Pd capitolino, Giulio Pelonzi – Zaghis ha risposto, ma senza chiarire alcunché nulla: “Prima parlo col socio (ovvero il Comune, ndr) – ha sostentuo con aria stizzita – poi tornerò in Commissione”. Gli ha fatto eco, in modo ancor più stringato, il Direttore Generale Giampaoletti: “Ancora non sappiamo queste cose”.
AMA VERSO IL FALLIMENTO, A CHI GIOVA
L’Ama rischia di fallire: lo stato disastrato delle casse della municipalizzata dei rifiuti ormai sono un segreto di pulcinella anche per i magistrati penali e contabili. Eppure gli amministratori che guidano la Giunta e l’Ama da 3 anni e mezzo dichiarano di non conoscere i dettagli dei bilanci e dei conti. Ma, ancora peggio, che ancora non posso indicare una data almeno presunta di approvazione dei due bilanci mancanti, quasi tre, visto che il 2019 è quasi finito. Insomma, la Giunta Raggi naviga a vista. Con i monopolisti del settore, ossia i grandi signori dei rifiuti, che girano intorno a Roma ed al Campidoglio come squali vicini alla preda sanguinante.
IL PORTA A PORTA È STATO SABOTATO?
Poi, ad un certo punto, si è finalmente parlato del vero problema di Roma, almeno nel settore rifiuti: l’assenza, o meglio, il sabotaggio del Porta a porta. La modalità di raccolta domiciliare della spazzatura urbana, ma soprattutto l’unica vera alternativa la business mortale delle discariche e degli inceneritori. “Sui giornali – ha tuonato la vice Presidente della Commissione, Monica Montella (M5S) – ci hanno massacrato perché la differenziata non decolla. La gara della differenziata per le utenze non domestiche, non so per quale strano motivo, non è stata fatta benissimo, ma proprio ad arte (…) abbiamo sofferto (…) soffriamo ancora …) le responsabilità ce le abbiamo anche noi (…) non voglio entrare in polemica con lei, dottor Zaghis (…) Io mi sento maggioranza, continuo ad essere maggioranza, continuo a credere nel programma che il M5s si è fatto votare a Roma per portare avanti il Porta a porta. Le voglio fare queste domande: riusciremo a far sì che la differenziata aumenti? Riusciremo a ridurre l’indifferenziato? (…) Il quadro non è roseo (…) Ma prima della fine del mandato, riusciremo a raggiungere questi obiettivi che ci siamo prefissi?”. Domande poi reiterate con altre parole, ma stesse finalità, anche dalle consigliere Valeria Baglio (PD) e Svetlana Celli (centro-sinistra): “Quale percentuale di Porta a porta pensate di raggiungere entro fine mandato?” hanno chiesto all’unisoco le due. “Può darci dei numeri precisi?”. Zaghis, dopo un giro di parole lungo 10 minuti, ha risposto sibillino: “Per la parte politica c’è l’assessore Lemmetti (che è uscito subito dopo dalla stanza alla velocità delle luce, ndr) per il resto, non dipende solo da noi, ma anche dagli investimenti (del Comune, ndr) sul Piano industriale”. Ma, come Zaghis sa bene, L’Ama di soldi in cassa non ne ha. La società è travolta dai debiti. Mentre le banche, senza i bilanci approvati del 2017 e 2018, hanno chiuso il rubinetto dei finanziamenti. La Giunta Raggi, per di più, non ha mai chiesto a tal fine fondi extra al Ministro dell’Ambiente Sergio Costa, o al Governatore Nicola Zingaretti. Alla fine dei conti, della rivoluzione green annunciata a più riprese da Beppe Grillo e il M5s di Roma nel corso della campagna elettorale romane del 2016, non si intravede più nemmeno più l’ombra.