Nella mattinata del 26 giugno, le attiviste hanno messo in scena un’iniziativa di protesta nel cuore di Roma, lanciando vernice rossa sui gradini della storica scalinata di Trinità dei Monti, a Piazza di Spagna.
I manifestanti hanno esibito uno striscione e distribuito volantini riportanti i nomi delle donne uccise a partire dalla tragica vicenda di Giulia Cecchettin fino ai casi più recenti.
La protesta ha attirato l’attenzione di turisti e passanti e ha trasformato i gradini della famosa scalinata in un simbolo del sangue versato.
Il dato allarmante: Roma e i femminicidi
Secondo i dati forniti da Carla Centioni, presidente di “Ponte Donna” e responsabile di vari centri antiviolenza nella capitale e nella sua provincia, Roma è la “Capitale dei femminicidi”.
Tra il 2018 e il 2023, si sono verificati 50 uccisioni, di cui 23 solo negli ultimi due anni. In totale nel Lazio si sono verificati 59 episodi.
Roma detiene il triste premiato regionale e nazionale, seguita da Torino con 31 femminicidi, Milano con 30 e Napoli con 28.
Una protesta che colpisce nel segno
Dopo la distribuzione dei volantini con il nome delle vittime, la protesta è iniziata con l’urlo di una delle attiviste, mentre il resto del gruppo ha lanciato la vernice rossa, creando un forte impatto visivo.
Quel colore rosso gettato sulle scale in segno di protesta rappresenta una strage silenziosa che la società continua a rimuovere.
Sul posto sono intervenute le forze dell’ordine, sia della polizia locale che della polizia di Stato, per monitorare la situazione e garantire la sicurezza.
Le voci di chi protesta
Una delle sei attiviste di ‘Bruciamo Tutto’ ha dichiarato: “Quaranta persone socializzate come donne sono state uccise dopo Giulia Cecchettin, ma ce ne sono molte di più che ogni giorno affrontano violenza e abusi a causa del loro genere.
Questo è il loro sangue: una strage che la società si rifiuta di vedere, accettando silenziosamente che sia normale morire per mano di un partner, marito o figlio”.
Un’altra attivista, Manuela, ha richiamato l’attenzione sulla necessità di un cambiamento sociale: “Elena Cecchettin ha detto: per Giulia non fate un minuto di silenzio, per Giulia bruciate tutto.
Siamo qui per urlare il nostro dolore e rendere visibile il problema. Il nostro governo non agisce davanti a queste tragedie”.
L’impegno collettivo contro i femminicidi
Questo evento rappresenta un forte richiamo alla responsabilità collettiva per affrontare il fenomeno del femminicidio.
La violenza di genere è una questione che richiede attenzione e interventi concreti da parte delle istituzioni.
È fondamentale che la società intera si mobiliti per creare un ambiente più sicuro per le donne, assicurando che le leggi siano rispettate e che i diritti vengano garantiti.
La protesta di mercoledì non è un gesto isolato, ma parte di un movimento più ampio che chiede una risposta decisa e coordinata per fermare la violenza di genere.
Solo attraverso una maggiore sensibilizzazione e azioni legislative mirate sarà possibile porre fine a questa piaga sociale che continua a colpire la nostra società.
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