Giovanni Acampora, Presidente della Confcommercio Lazio e Componente di giunta Confcommercio con incarico alla transizione ecologica e sostenibilità, ci ha parlato della situazione economica nel nostro territorio, tra la ripresa post covid e le conseguenze del conflitto bellico.
Presidente, che momento è per i commercianti della nostra regione?
“Viviamo un momento drammatico perché abbiamo avuto due anni di pandemia, e ora ci sono avvisaglie tremende di crisi a causa di una guerra a pochi chilometri da noi e ci troviamo di fronte ad un quadro che è profondamente mutato rispetto al 2020 e soprattutto al 2021 che è stato un anno di grande ripresa. Certo ora il Governo è intervenuto con un decreto che aiuta ad affrontare caro energia e caro materie prime, ma servono misure ancora più straordinarie in grado di sostenere le imprese a ripartire e devono essere aiuti veloci, perché le aziende ne hanno bisogno ora, domani potrebbe essere troppo tardi”.
Il PNRR non sarà sufficiente per la ripresa economica del Lazio?
“Oggi abbiamo bisogno di ricerca e sviluppo, nell’aerea di Latina e Frosinone, per esempio, si punta sull’automotive e sul farmaceutico con ottimi risultati ma è importante non perdere quest’occasione, parliamo di risorse per il nostro territorio che non si vedevano dal Piano Marshall. Solo di PNRR arriveranno circa quindici miliardi di euro in fondi strutturali che dovranno essere erogati in maniera chiara e veloce alle imprese e questo significa anche che il tema della sburocratizzazione sarà centrale: semplifichiamo la vita alle imprese e rendiamo più snelli gli adempimenti legislativi che non possono diventare una zavorra. Una recente ricerca ci dice che sul territorio nazionale il costo delle lungaggini burocratiche per le imprese si aggira intorno ai 57 miliardi di euro e che se solo il 25% delle procedure amministrative a carico dell’impresa diminuisse allora il PIL aumenterebbe dell’1,8% entro il 2027”. Quindi anche con i fondi del PNRR si rischia il nostro solito mal costume: ci assegnano dei fondi che puntualmente non riusciamo a prendere, Come componente in Camera di Commercio posso dirle che solo il 13% delle imprese si è attivato per i fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e l’80% delle piccole e medie imprese non intende avvalersi di queste risorse. È un dato che fa riflettere ma è comprensibile per quello che dicevamo prima: chi fa impresa lo sa, gli adempimenti burocratici sono diventati parte integrante del lavoro e aggiungerne altri, come quelli necessari per ricevere i nuovi fondi europei, può voler dire, soprattutto per le imprese a conduzione familiare, interrompere il proprio business con l’incertezza dei tempi di erogazione. Anche in questo caso è chiaro che sono necessarie nuove competenze, ed associazioni come la nostra si sono già attivate, ma poi la Regione deve far conoscere i bandi, e devo dire che gli assessorati si stanno muovendo, tutti dobbiamo essere bravi ad attivare gli stakeholders perché se riusciamo a fare sistema possiamo andare verso il futuro.
Innovazione e digitalizzazione sono sicuramente i pilastri per andare verso questo futuro?
“Sì, la digitalizzazione e la transizione ecologica come l’investimento su formazione e sviluppo di nuove competenze vanno benissimo ma poi dobbiamo dire che serve anche la sostenibilità economica perché rinnovare ha anche dei costi e questi devono essere in qualche modo sostenuti e accompagnati. Certamente poi c’è uno sforzo che deve fare anche il mondo imprenditoriale perché è tutto cambiato, c’è un’evoluzione necessaria da portare avanti, sono cambiati i meccanismi stessi di acquisto, con la pandemia c’è stata un’esplosione del digitale, dell’e-commerce: conserviamo perciò i nostri punti forti, la nostra tradizione e le nostre specificità ma con uno sguardo rivolto al futuro, che ormai è già il presente.
Una bella fetta dei nuovi fondi è dedicata anche alla formazione ma che altro si può fare affinché venga ridotto il gap tra domanda e offerta di lavoro? Un modo per far coincidere meglio domanda e offerta di lavoro è quello sicuramente di implementare e investire sugli istituti professionali e sulla formazione professionale. Su questo punto credo si possa distinguere tra le province della Regione, come Latina e Frosinone, e la Capitale. L’ITS meccatronico di Frosinone, ad esempio, fornisce già manodopera specializzata agli stabilimenti della Fiat di Cassino, è un esempio virtuoso di collegamento tra domanda e offerta di lavoro, e la stessa cosa avviene ad esempio per l’Istituto Giovanni Caboto di Gaeta che invece va a coprire gran parte della domanda occupazionale che c’è in un settore importante per la nostra regione come quello nautico. La Capitale è un caso a parte perché ci sono tantissime università che spesso sono scollegate dal mondo lavorativo, anche se in questi ultimi anni c’è finalmente un cambio di rotta e comunque è chiaro che quello è un problema che riguarda più in generale il Sistema di Istruzione del nostro paese. Quello che è certo è che gli Istituti di Formazione superiore sono un modello vincente e possono davvero fornire quella specializzazione alta, ad esempio sull’agroalimentare e sul green, di cui adesso abbiamo enormemente bisogno e mi fa piacere che l’Assessore Di Berardino stia già programmando di investire in questo settore e di aprire nuovi istituti. Tra i vari bonus che il Governo ha messo in campo in questo periodo c’è sicuramente quello immobiliare, il cosiddetto 110% su cui però il Governo Draghi ha molti dubbi. La misura è valida, non possiamo nascondere che la grande crescita del nostro PIL che si è registrata nel 2021 è dovuta principalmente a questa norma ma è chiaro che ora siamo entrati in una nuova fase con alcuni problemi piuttosto seri da risolvere. Va detto che i delinquenti vanno puniti: chi si è approfittato di questa norma per speculare, aumentando i prezzi, deve essere perseguito secondo la legge, ma non si può buttare una norma buona solo perché ci sono stati quelli che ne hanno approfittato, perché seguendo questa logica non dovremmo fare piùnnulla. C’è ad esempio il tema dell’energia e anche qui dobbiamo guardare avanti e non fossilizzarci sui dei “No” a prescindere, ad esempio non possiamo avere preclusioni sul nucleare di 4° generazione, che è un nucleare pulito, ci sono degli studi, e se non ci convincono promuoviamone altri, ma dobbiamo andare avanti e non rimanere bloccati ad un referendum che è stato fatto 40 anni, in un’era che ormai sembra lontanissima. La stessa cosa vale per il tema dei rifiuti: dobbiamo mettere fine a questa situazione da terzo mondo e mi fa piacere che si parli finalmente di termovalorizzatore visto che città europee come Copenaghen ce l’hanno da anni, o Brescia se vogliamo rimanere in Italia, ormai c’è un’evoluzione nelle tecniche di smaltimento dei rifiuti che dobbiamo seguire.
Oggi finalmente tornano i turisti, a Roma ma anche nelle altre città d’arte del Lazio e nei posti di mare. Come si fa a trasformare il settore che ha evidenziato tante lacune in questi 2 anni?
“Dobbiamo puntare su un turismo di qualità, è quella la carta vincente, e un turismo di qualità passa anche attraverso la riqualificazione di tutte le strutture alberghiere. Nel Lazio ci sono tante città che stanno subendo la crisi, come Fiuggi o ad esempio Sabaudia dove era molto presente il turismo russo, vanno aiutate e magari va pensato un superbonus anche per il settore alberghiero. Poi serve la digitalizzazione, ancora più che per gli altri settori, perché ormai il turista va su internet, prenota tutto online, guarda le foto e i servizi di una località sullo smartphone o il pc: faccio appello all’ingegno del mondo imprenditoriale che deve creare progetti innovativi che facciano concorrenza a tutti quei siti che “vendono” tante location italiane famose nel mondo con il controsenso che però le commissioni e i guadagni vanno a società multinazionali estere. E insieme alla creatività imprenditoriale ci vuole anche la capacità delle istituzioni che devono accompagnare progetti e start up, intercettando i fondi e rendendoli disponibili in tempi rapidi”.