Nessuno la ammette, ma è esattamente così: i candidati in pectore stanno già scaldando i muscoli sotto la giacca. Foto, dichiarazioni, pose e iniziative. Le elezioni 2023 per la Regione Lazio sono più vicine di quanto ci si aspetti. Chi prenderà il posto di Nicola Zingaretti (e la relativa cassaforte da gestire)? A sinistra sono pronti Daniele Leodori e Alessio D’Amato, a destra si sta lanciando Francesco Lollobrigida. Tra i dem i meccanismi più che rodati sono scontati: il nome verrà deciso fuori campo per poi passare alla ventilata democraticità delle primarie. L’asso spetterà a Enrico Letta, ma il segretario del Pd, tirato qua e là, potrebbe imporre il suo decisionismo nel rush finale, come ha fatto con Roberto Gualtieri per Roma, lasciato al palo per mesi e costretto poi anche alla trafila delle primarie.
A SINISTRA
A sinistra allora ci sono Leodori e D’Amato (va detto, dal popolo è più amato il secondo che il primo, ma questo potrebbe non interessare alle logiche di partito), due nomi forti. Daniele Leodori, è l’attuale vicepresidente e assessore al bilancio, e Alessio D’Amato assessore alla sanità e volto della lotta al covid in regione Lazio, ma ormai lanciato su un piano nazionale. Il primo ha un profilo più politico. L’altro più mediatico e del fare.
DANIELE LEODORI
Daniele Leodori sta lavorando ormai da mesi sulla propria immagine, provando a farla uscire dal solco locale zagarolese. A lui Zingaretti, nel periodo in cui era impegnato nella segreteria Pd, ha affidato le chiavi delle regione Lazio. A suo vantaggio il rapporto coi pentastellati: sua la trafila che ha portato in giunta Valentina Corrado e Roberta Lombardi. È pure dotato di un buono sponsor ossia il senatore e segretario del PD Lazio Bruno Astorre, come lui dei Castelli romani e in rapporti di stima con Zingaretti.
ALESSIO D’AMATO
Lo “sfidante” di Leodori è Alessio D’Amato, “l’ex comunista che parla poco, fa molto ed ha salvato il Lazio” così come l’ha battezzato l’Huffington Post un anno fa. Non conferma la candidatura, ma è scontata. Nel frattempo D’Amato, dopo aver risollevato la sanità regionale, resta impegnato tutto il giorno tutti i giorni a tirare fuori il Lazio dalla pandemia.
Profilo fortemente mediatico per D’Amato, dopo 2 anni di Covid. Più politico quello di Leodori
NELLE MANI DI ZINGARETTI
La corrente che fa capo all’attuale capo della Pisana è decisiva negli equilibri del partito e ancor più lo sarà per la scelta del candidato alla sua successione. Ed è possibile che alla fine per le primarie saltino fuori altri nomi oltre quelli di D’Amato e Leodori. A frenare la carta D’Amato la mancanza di sostegni politici di spessore all’interno del Pd. Lo stesso Zingaretti pur avendogli affidato negli ultimi dieci anni le chiavi della sanità laziale, appare frenato sul possibile appoggio. E senza gli zingarettiani è difficile spuntare le primarie. Nicola Zingaretti, intanto, ha gettato le linee guida. “Io non potrò ricandidarmi” ma nel 2023 si pensi già “a primarie e a un campo largo”. Insomma, “bisogna fare le primarie” ha avvertito Zingaretti. “Quando ci si trova alla fine di un decennio che possiamo chiudere dicendo alle persone che abbiamo fatto il nostro dovere, perché non abbiamo risolto tutti i problemi del Lazio ma lo abbiamo portato alla riscossa, su una scelta così importante dobbiamo costruire un campo il più largo possibile sia nella rappresentanza dei partiti che delle forze sociali, e poi si decidono insieme programmi e persone con un grande bagno popolare”. E ancora: “Ci sono “tante cose da fare, a partire dai problemi post-Covid”.
CALENDA DIXIT: D’AMATO VA PREMIATO
Tra Leodori e D’Amato intanto c’è una lotta di immagine sottobanco. D’Amato punta tutto sulla sua lotta al Covid, Leodori spinge sul consenso delle imprese e dei redditi più bassi sostenuti a colpi di aiuti (grazie alla pioggia di fondi europei). Per quello che può contare D’Amato ha in più ricevuto anche l’endorsement di Carlo Calenda: “L’assessore ha fatto un lavoro strepitoso e se fosse lui il candidato noi saremmo disponibili ad appoggiarlo. Va premiato”.
Il centrodestra attende l’esito delle elezioni del 12 aprile prima di decisioni definitive
PER LA DESTRA IN CAMPO “LOLLO”
In questo scenario il sogno dalla destra di entrare nel Lazio, appena sfumato a Roma, appare quasi impossibile. Nonostante ciò tra le file di Fratelli d’Italia si sta preparando Francesco Lollobrigida, capogruppo alla Camera del partito di Giorgia Meloni. Un tipo combattivo a cui viene affibbiato il detto: “Non si tocca foglia che Lollo non voglia”. Nel frattempo bisognerà vedere l’andamento delle amministrative: nel Lazio si voterà in una settantina di Comuni, per lo più piccoli borghi ma anche grandi come Guidonia, terza città del Lazio.
Nel M5S, invece, tutto tace. Nessuna notizia, nessuna news, ma presto probabilmente ne sapremo di più.