L’OPERA DI FABIO PETANI – Ad aggiudicarsi la possibilità di realizzare su grande scala il proprio bozzetto è stato Fabio Petani, 35 anni: un’opera, la sua, dove l’elemento botanico è sapientemente mixato con un’ispirazione onirica, con l’intento dichiarato di far germogliare idee e interrogativi in chi guarda, e al tempo stesso donare leggerezza e persino armonia alle strutture di cemento che incombono sullo spettatore. “Ho voluto creare una cornice che valorizzasse la tenacia della natura – racconta al Caffè Petani – all’interno della quale aprire un accesso ad uno spazio diverso, un po’ onirico, avvolto nella foschia, che dà l’idea di un altrove. Come se il muro fosse cioè l’inizio di un percorso. Il mio scopo è portare a far ragionare chi guarda, restituirgli un senso di movimento anche interiore, al di là dell’impatto estetico immediato”. Un murale, dunque, destinato ad attirare l’occhio e la curiosità per il disegno e per i singoli elementi che lo compongono, puntando all’effetto relax, e non certo a provocare choc anche fra i passanti più distratti: “Per me il murale – racconta – deve intervenire in punta di piedi nel contesto in cui si integra, suscitando un senso di abitudine fin dal primo momento. Questo per me significa realizzare un progetto che funziona: una creazione capace di dialogare in ogni circostanza nei modi più delicati possibili”.
LA SCELTA CROMATICA – E per dare nuova linfa a paesaggi urbani troppo spesso privi di vitalità, c’è naturalmente la scelta cromatica studiata, con colori brillanti ma nello stesso tempo delicati: “I miei colori non sono violenti e, rispetto al bozzetto, dal vivo appaiono ancora più morbidi. È pur vero che abbino molti contrasti cromatici, e uso tecniche che rendono molto bene da distante, dando un effetto di completezza. Le dimensioni, quindi, aiutano senza dubbio l’opera ad essere più valida e forte”. Fabio, del resto, non è nuovo nel realizzare murali nella Capitale: “L’anno scorso – ricorda con una punta di orgoglio – ho realizzato un murale al Pigneto e anche lì mi sono reso conto di come, attraverso di esso, sia cambiata la via e la percezione del quartiere”. E aggiunge: “Anche nel quartiere Africano il mio intento è di dare qualcosa di nuovo alle persone che lì vi abitano, e che devono anche sentire un po’ loro. Per questo, se possibile, mi farebbe piacere approfondire il mio percorso anche con il pubblico della zona”.
LA MOSTRA – Piena soddisfazione per la vittoria di Fabio da parte dal curatore Mirko Pierri, che si è occupato del bando: “L’opera di Fabio ben contestualizzata dà certamente un valore aggiunto al territorio, stravolgendo in senso positivo la visione di quel quadrato urbano dove si affacciano palazzi di otto piani”. E sulla destinazione del murale ricorda chi l’ha individuata: “La parete – dice – è stata scelta da Maurizio Albano (di Pct Srl, ndr) che sta finanziando l’intera operazione, proprietario dell’azienda che ha costruito il parcheggio Etiopia che sorge lì dove è presente questa facciata. Sua l’idea iniziale di fare qualcosa per renderla migliore. Da lì siamo stati invitati come associazione per organizzare il bando e la mostra”. Grande è stata la partecipazione all’iniziativa: “L’obiettivo principale era proprio quello di coinvolgere in primis gli abitanti del quartiere Trieste e del quadrante del quartiere africano. E poi c’è stato il coinvolgimento delle scuole del territorio, visto che sono venuti più di 400 studenti di vari gradi e fasce di età, che hanno votato”. E conclude: “Studenti che sono tornati anche poi con i loro genitori e con le loro famiglie a votare: una delle soddisfazioni più grandi. Ora speriamo che l’opera sia realizzata per il mese di giugno”.