IL ‘MODELLO LISBONA’ – Fonte d’ispirazione è il piano già collaudato nella Capitale del Portogallo, Lisbona, che prevede la concessione gratuita per cinque anni degli immobili al piano terra, di proprietà comunale o dell’Ater, ad associazioni, cooperative, fondazioni e terzo settore. Così il 14 marzo scorso, nella sala consiliare del Municipio I, si è tenuto il confronto dal titolo ‘Alziamo le serrande’, a cui hanno preso parte anche gli assessori capitolini al Patrimonio, Tobia Zevi, e al Decentramento, Andrea Catarci, oltre che numerosi rappresentanti dell’associazionismo territoriale. “Se vogliamo fare di Roma una città migliore, più inclusiva, giusta e solidale dobbiamo rimettere al centro parole come cura e cooperazione”, spiega l’assessore Labbucci, il quale detiene più deleghe trasversali, dalla Mobilità al lavoro e alla memoria. Tra le modalità al vaglio per disciplinare le concessioni ci sono “la manifestazione di interesse o anche il bando, che però non deve essere l’unica strada”, aggiunge Labucci. La disciplina delle concessioni è in valutazione e sarà affrontata in un tavolo dedicato. Ad oggi non è escluso che alcuni beni possano essere affidati contestualmente a due o più associazioni con attività simili o complementari.
I PRINCIPI DI CORRESPONSABILITÀ E COPROGETTUALITÀ TRA ENTE PUBBLICO E SOGGETTO AFFIDATARIO – Secondo l’assessore capitolino al Patrimonio, Zevi, sono due i principi fondamentali da non perdere di vista: corresponsabilità e coprogettualità tra l’ente pubblico e il soggetto affidatario. “Bisogna avere un atteggiamento attento, immobile per immobile, caso per caso – chiarisce Zevi – a seconda dello spazio che hai in affidamento devi avere un atteggiamento diverso”. Nel centro storico, infatti, molti beni sono soggetti a vincoli storici e culturali, pertanto le concessioni dovranno tener conto tanto delle caratteristiche dell’immobile quanto del progetto a esso destinato. “Già in campagna elettorale ci eravamo appellati al sindaco perché ricomparissero le attività di vicinato. Ogni quartiere, ogni rione ha le sue esigenze – racconta Viviana Di Capua dell’Associazione abitanti del centro storico – la proposta è un ottimo volano anche per rilanciare un turismo di qualità, proponiamo di non fermarsi al terzo settore. Potrebbe essere utile affidare alle università romane la progettualità per il recupero di questi spazi in modo attento alle esigenze dei territori”.
IL PIANO – Il piano proposto da Labbucci, puntando a riequilibrare le differenze tra periferia e centro storico, prevede di partire dalle aree marginali della città fino ad arrivare a quelle centrali. Indicativamente l’idea è quella di partire dai quartieri Casal Bruciato e Tiburtino sud (Municipio IV), Tor Tre Teste e Gordiani (Municipio V), Torre Maura (Municipio VI), Cinecittà est (Municipio VII), Acilia e Ostia nord (Municipio X), Palmarola e Quartaccio (Municipio XIV), fino ad arrivare a Testaccio e ai luoghi del centro storico (Municipio I).