Doveva diventare il secondo polo archeologico di Roma, considerando l’importanza dei reperti rinvenuti anni fa, e invece, quando parliamo del Parco Archeologico di Centocelle, parliamo di uno scempio inaudito e di una potenziale bomba ecologico sanitaria. Sottoterra rimangono immondizie e beni culturali come fossero la stessa cosa, in superficie, invece, dal canalone ex Mussolini all’area dove sorgeva il Casilino 900 non ci si confonde; ci sono solo i rifiuti. Dal Comitato Pac Libero fanno sapere: “Dalle analisi che abbiamo effettuato pensiamo che all’epoca dello smantellamento dei campi rom sia stato tutto interrato e non smaltito regolarmente. Serve uno studio approfondito e una bonifica, in modo che venga allestito il parco anche nella porzione mancante al fine di riuscire ad aprire gli altri tre ingressi previsti”. Frasi che suonano come una litania, tante sono ormai le volte che gli attivisti hanno denunciato questa situazione. Le complessità, qui, si sommano. Perché questo disastro ambientale, in un’area peraltro vincolata, è il risultato di un intreccio di criticità che nessuna delle amministrazioni precedenti è mai riuscita a sciogliere; resti archeologici e cittadini sono di fatto e da anni ostaggio di roghi tossici e suolo contaminato.
AL SOPRALLUOGO PRESENTI L’ASSESSORE ALFONSI, IL MINISINDACO CALISTE E L’ASSESSORE MUNICIPALE EDOARDO ANNUCCI – Ma il volto del nuovo governo di Roma pare si stia palesando in ordine al parco. Il 20 febbraio scorso il comitato Pac Libero ha organizzato un incontro presso l’area e l’Assessore Sabrina Alfonsi ha risposto presente, insieme al minisindaco Caliste, al suo omologo locale Edoardo Annucci e al presidente della commissione Ambiente del Campidoglio Giammarco Palmieri. La sensazione è che l’occasione sia propizia, infatti, visibilmente infastidita dallo stato dei luoghi, la Alfonsi ha subito dichiarato: “Dobbiamo mettere insieme i risultati della caratterizzazione dei rifiuti con i fondi presenti a bilancio per la bonifica. Bisogna fare una gara, ci vorrà qualche mese”. Poi l’idea: limitare l’area interdetta al solo canalone aprendo l’ingresso da via di Centocelle: “Possiamo rifare una determina per rivedere il perimetro dell’area e permettere ai residenti di fruire del parco anche da questo lato”. C’è poi l’area alle spalle degli autodemolitori sulla quale Arpa Lazio ha certificato la contaminazione ambientale di acqua e suolo, e il nodo rappresentato dai demolitori stessi per i quali non sono state rinnovate le concessioni e che vanno delocalizzati. Una storia, questa, lunga vent’anni.
CRISTIANA TRIZZINO: “BENE LA MOZIONE, QUI SERVONO PIÙ COMPETENZE AMMINISTRATIVE” – Dopo di che, il 1 marzo, l’annuncio che fa ben sperare dell’Assessore al Verde Pubblico del V Municipio Edoardo Annucci: “L’assemblea capitolina ha approvato all’unanimità una mozione sul parco di Centocelle. Questi gli indirizzi dati dal consiglio capitolino: rimozione dei rifiuti interrati e di superficie, completamento dei lavori e riqualificazione del verde, delocalizzazione dei demolitori e valorizzazione del patrimonio archeologico. Dopo anni viene definito un percorso chiaro e complessivo in merito alla vicenda del Pac”. E che l’auspicio sia buono ce lo conferma anche Cristiana Trizzino, storica attivista del Comitato Pac Libero: “Nella mozione ci sono sette punti, affatto generici, e il tutto è accompagnato a una conferenza dei servizi che è il tavolo interistituzionale che abbiamo chiesto per cinque anni. Ciò perché qui servono più competenze amministrative, quindi se un ufficio lavora da solo nel privato delle sue quattro mura non si arriverà mai a dama”. Che sia davvero la volta buona?