I 5 CANDIDATI
A contendersi il posto cinque candidati. Per il centrosinistra Cecilia D’Elia, già assessore con Veltroni sindaco e alla Provincia con Zingaretti, mentre il centrodestra punta su Simonetta Matone, magistrato e capogruppo della Lega in Campidoglio. Italia Viva, sfumata l’ipotesi della ministra per le pari opportunità Elena Bonetti, invece, ha optato per la discesa in campo Valerio Casini, consigliere comunale e primo eletto alle amministrative nella lista di Calenda. Presenti alla sfida, infine, anche Beatrice Gamberini, coordinatrice nazionale di Potere al popolo!, e l’indipendente Lorenzo Vanni, l’imprenditore omonimo dello storico Caffè in Prati. Il M5s, visto l’andazzo, ha proprio rinunciato a presentare candidati.
RENZI SCUOTE LA CONTESA
A scuotere la situazione da campagna elettorale sottotono, il 7 gennaio è stato Matteo Renzi con un bagno di folla a fianco di Valerio Casini. “Tra gli elettori che incontro, nessuno sa che si vota”, lamentava Casini, “Ma ci potrebbero essere sorprese, perché comunque tra chi andrà a votare ci siamo fatti via via conoscere, e in questo collegio la mia lista nelle elezioni amministrative aveva preso il 30%, con il Pd al 17% e la Lega al 5%”. “Tra populismo di destra è di sinistra siamo noi il centro riformista che i romani privilegeranno”, ha commentato Renzi.
IL CAMPO LARGO NON ESISTE
Enrico Letta, da parte sua, per quel seggio, aveva fatto il nome di Giuseppe Conte, che invece ha declinato. “Sono troppo occupato a riorganizzare il Movimento”, aveva tagliato corto, per poi rinunciare a qualsiasi candidatura terza. Il Pd, invece, continua a fare il gambero: è passato dal ventilato allargamento massimo alla chiusura totale, proponendo una componente della segreteria di Letta, D’Elia, vicinissima a Zingaretti, che è stata preferita ad Enrico Gasbarra e scelta, secondo alcuni dem delusi, senza consultare nessun altro. “Il Pd decide di andare avanti senza confronti. Abbiamo cercato un punto d’incontro per l’ultima volta. Il Campo largo non esiste. Non evocatelo più”, ha sintetizzato al riguardo Calenda. In effetti anche il leader di Azione, che inizialmente aveva preannunciato di voler correre in prima persona, è uscito dai radar. Se il Campo largo non si vede, anche la casa comune dei riformisti si fa attendere. Nel centrodestra si spera sulla Matone, oggi capogruppo Lega in Campidoglio. La magistrata che aveva seguito Enrico Michetti in una non felicissima campagna a sindaco, in cui le era stato assicurato il posto di vice, sa che si tratta di una partita in salita, essendo storicamente il primo collegio una roccaforte di sinistra.
IL ‘FEUDO’ DEL PD
Nelle suppletive del primo marzo 2020, Roberto Gualtieri del centrosinistra si impose con il 62,24%, mentre Maurizio Leo del centrodestra ebbe il 26,08% e Rossella Rendina del M5s si era fermata al 4,36%. L’affluenza registrata: 17,66%. Gli aventi diritto erano 186.234. Nelle politiche del 4 marzo 2018, Paolo Gentiloni del centrosinistra vinse con il 42,05%, davanti a Luciano Ciocchetti del centrodestra con il 30,81%. Per Angiolino Cirulli del M5s il 16,79% e Filippo Miraglia di LeU 5,18%. L’affluenza raggiunse il 73,77%. Gli aventi diritto, secondo il sito del Viminale, erano 159.814.