Il Ministero dell’Istruzione ha inviato alle scuole un nuovo protocollo per gestire i casi di contagio in classe, cambiando le regole per la quarantena, ma senza fornire ai dirigenti scolastici dei protocolli standard per effettuare i tamponi in tempi rapidi e senza costi per le famiglie. Così i presidi del Lazio si sono ritrovati nella situazione di non poter applicare il protocollo, perché mancano indicazioni fondamentali da parte delle Asl. Il Caffè ne ha parlato con Cristina Costarelli, Presidente dell’Associazione nazionale presidi per il Lazio.
Le nuovi disposizioni decise dal Ministero della Salute per il contenimento dei contagi da Covid-19 nelle scuole si stanno applicando?
“In realtà no, perché a quella nota mancano ancora i protocolli delle Asl, quindi in questo modo non sono applicabili. Per farle un esempio molto banale, viene previsto il tampone T0, il primo tampone quando si riscontra un caso di positività in classe, ma non è chiaro chi debba fare questo tampone, cioè dove bisogna indirizzare i genitori dell’alunno”.
Altrimenti andrebbe fatto in farmacia al costo di 22 euro?
“Non possiamo chiedere questo alle famiglie degli studenti, oppure lasciare a loro le decisioni su come e dove farlo. Noi dirigenti scolastici, su questo fronte, non ci muoviamo in nessun modo, per cui la scorsa settimana abbiamo continuato ad applicare le solite vecchie procedure”.
E quali sono, può ricordarcelo?
“Da parte nostra, quando si riscontra un caso di positività in una classe, facciamo subito una segnalazione alla Asl di competenza, che prevede la quarantena per l’intera classe, quindi siamo fermi alle procedure precedenti”.
Mentre le nuove disposizioni cosa prevedono?
“Dopo il primo caso di positività si effettua il tampone T0 a tutti gli studenti della stessa classe, se sono riscontrati due casi di contagio da Covid-19, quegli alunni vanno a casa e la classe resta a scuola, al terzo caso di contagio tutti sono messi in quarantena. Dopo 5 giorni tutti gli studenti devono ripetere il tampone”.
Ad oggi la quarantena quanto dura?
“Sette giorni per gli studenti vaccinati e dieci giorni per i non vaccinati e la gestione è nelle mani del medico di base, nel senso che la scuola non riceve informazioni sul fatto che gli studenti siano vaccinati o meno”.
Secondo la sua esperienza cosa manca alle nuove direttive ministeriali?
“Non è applicabile se non c’è l’integrazione che coinvolge le Asl”.
Come muoversi allora in questi casi, visto che serve una rapidità di azione?
“Servirebbero le indicazioni fornite dalle Asl, in modo che noi possiamo nell’immediato, indicare ai genitori di recarsi al centro convenzionato piuttosto che alla Asl per fare al più presto i tamponi e velocizzare la procedura”.
E dalle Asl che indicazioni avete?
“Ci dicono che stanno lavorando e che potremmo avere una risposta a giorni. Ma il rischio è che il tampone T0 non si riesce a farlo immediatamente per tutti, e magari passa già un giorno, per cui non possiamo non mettere la classe intera in quarantena. Poi c’è anche da capire: è sufficiente il tampone per rientrare o serve il certificato di un medico? In questo secondo caso, si parla almeno di tre giorni, quindi si torna alla necessità della quarantena estesa. È un sistema, per come lo interpretiamo noi dirigenti scolastici, molto macchinoso che impostato in questo modo non ci fa sperare in una procedura rapida”.
Questo ritocco dal ministero della salute è stato giustificato come un modo per garantire la didattica in presenza. Com’è la situazione attuale nelle scuole di Roma e del Lazio?
“La scorsa settimana abbiamo notato un aumento dei casi nel primo ciclo, cioè le scuole primarie e per l’infanzia, ma è abbastanza stabile nelle scuole superiori. Questo probabilmente per due motivi. Uno è l’effetto delle feste di Halloween e due, la vaccinazione dei ragazzi più grandi, quelli superiori ai 12 anni”.
Quindi se venisse estesa la vaccinazione anche per i bambini più piccoli, dai 5 anni ai 12, è possibile pensare che i casi di contagi diminuiscano?
“Dipende tutto dalle autorità sanitarie. Quello che stiamo registrando da parte delle famiglie è una certa perplessità nell’estensione della vaccinazione ai più piccoli. Forse, ma questo è solo un pensiero personale, l’adesione potrebbe non essere così estesa come avvenuta per i più grandi”.
E gli insegnanti di Roma e del Lazio come stanno vivendo questa fase di ritorno alla normalità nella didattica?
“I docenti delle superiori stanno vivendo bene questo momento, anche se resta la preoccupazione soprattutto per la questione degli spazi e dei contatti, perché le classi sono sempre molto affollate, da 20 a 30 alunni”.
Ed invece i numeri relativi agli insegnati che scelgono di non vaccinarsi?
“Ora la situazione è più stazionaria rispetto al rientro in classe. I docenti che non vogliono neanche fare il tampone e proseguire la protesta sono stati sospesi dal servizio come prevede la normativa. Non abbiamo dei numeri, ma stiamo parlando di casi isolati e veramente esigui rispetto alla totalità”.