L’ex caserma Bellosguardo dell’Esercito Italiano non ha avuto una storia semplice e ancora oggi, come da ormai troppo tempo, versa in uno stato di totale abbandono. Rappresentava una sorta di stazione radio, sita in Via Villa Troili 100 alla Pisana, nel XII Municipio. Le proposte di progetti riguardanti attività sociali (Protezione Civile) o sanitarie (Asl) nella struttura sono sempre tramontate sul nascere e la Lega ha voluto riaccendere i riflettori sulla questione, nell’ottica di restituire il bene al territorio e renderlo un punto di riferimento per i cittadini.
LA MANCANZA DI UN BANDO PUBBLICO
A rallentare tutto però è la mancanza di un bando pubblico per l’assegnazione della struttura. Situazione che, secondo il dirigente romano della Lega Fabrizio Santori, sarebbe da ricondurre ad una pessima gestione del patrimonio nel Municipio in questione. “Nel Municipio la gestione del patrimonio è pessima – le parole dell’esponente leghista – vi sono tanti spazi abbandonati e su questi andrebbero condotte delle azioni strutturali di lungo periodo che vengono assicurate solo con un bando pubblico di assegnazione. Sul territorio si procede invece con un escamotage: si dà uno spazio pubblico per mesi limitati attraverso un’ordinanza del presidente del Municipio. Si tratta di una pratica errata e strettamente connessa alla situazione pandemica; dopo il Covid le ordinanze scadono e le associazioni devono lasciare le strutture non avendo neanche il tempo di programmare le attività”.
UNA LUNGA STORIA DI DEGRADO
Il riflettore sulla questione degrado della struttura di via Villa Troili si accese nel 2001 quando l’allora sindaco Walter Veltroni e il prefetto Achille Serra fecero un’ordinanza per inserire dei nomadi, sgomberati da Tor Carbone, nell’edificio Bellosguardo. Via via si andò generando nella struttura dell’ex caserma e nell’area verde adiacente un vero e proprio campo nomadi formato da roulotte e baracche, rimasto attivo sino al 2008. Tutto ciò andò ad incrementare degrado, insicurezza e furti nel quartiere, fino a quando proprio l’opposizione, la Lega, riuscì ad ottenere lo sgombero dell’area.
L’ACQUISIZIONE DELL’IMMOBILE AL PATRIMONIO COMUNALE
Durante l’Amministrazione Alemanno sempre la Lega iniziò un percorso per acquisire al patrimonio la ex caserma; il Ministero della Difesa diede la struttura al Comune di Roma, precisamente al Dipartimento delle Politiche del Patrimonio. Tale passaggio venne fatto con l’obiettivo di destinare la ex caserma dell’Esercito ad attività di carattere sociale o sanitario. Fu questo il contesto in cui Santori propose un emendamento per la ristrutturazione e riqualificazione dell’area, stanziamento che venne approvato dall’assemblea capitolina.
L’IMMOBILISMO ISTITUZIONALE
L’immobilismo istituzionale intorno all’edificio Bellosguardo va avanti ormai da 8 anni e secondo Santori tutto ciò deriva da una mancata volontà dell’Amministrazione nel dare risposte concrete a quadranti che inevitabilmente, essendo zone periferiche e semiperiferiche, necessitano di luoghi di aggregazione: “Dall’amministrazione Marino in poi ci fu il silenzio più totale sulla questione della ridestinazione dell’ex caserma – attacca ancora Santori – la Raggi non si è mossa. Noi abbiamo chiesto con atti e documenti presentati in Municipio di accelerare il percorso di assegnazione che deve essere condotto in maniera trasparente. La struttura di Bellosguardo non è stata mai messa al centro nelle attività del Municipio. Si tratta di forme di lassismo e disinteresse; vi è una mancata volontà di dare risposte a quadranti che necessitano di luoghi di aggregazione sociale”.
IL PROBLEMA DEGLI INCENDI
La zona dove è sita l’ex caserma è inoltre suscettibile d’incendi ed è oggi interessata dalla costruzione di grandi palazzi che inevitabilmente incrementano la densità popolare: “Durante la giunta Alemanno – spiega il Capogruppo della Lega al Municipio XII, Giovanni Picone – emerse un progetto di fare dell’ex caserma una cittadella della Protezione Civile. Quella parte di territorio è esposta agli incendi, essendoci tanto verde incolto. Un presidio con un rispettivo controllo della Protezione Civile avrebbe avuto senso. Il Municipio non conosce le esigenze del suo territorio”.