Le investigazioni, svolte dai militari del Gruppo Tutela spesa pubblica del Nucleo di Polizia economico-finanziaria, hanno consentito di accertare che i due dipendenti infedeli “avrebbero fatto abusivamente accesso al sistema per modificare i dati ivi contenuti, in modo da consentire a tre imprese di ottenere, a seguito di istanze di autotutela, l’annullamento degli avvisi di accertamento ricevuti”. Nello specifico, aggiunge il Comando della Finanza di Roma, “sarebbero state attestate presentazioni di denunce di nuove utenze in realtà mai avvenute o variate arbitrariamente le metrature dei locali, al fine di far corrispondere un tributo minore a quello dovuto”.
Cinque persone – i due dipendenti e i tre rappresentati legali delle aziende – sono ora indagate, a vario titolo, per le ipotesi di reato di truffa, frode informatica, accesso abusivo ad un sistema informatico o telematico, falsità materiale commessa in atti pubblici e dal privato. Le loro responsabilità saranno accertate nelle competenti sedi processuali.