In Italia non c’è nulla di più definitivo di una autorizzazione temporanea e la gestione dei rifiuti di Roma ne è la dimostrazione. È stato prolungato di ulteriori 12 mesi, quindi fino al 31 dicembre 2021, l’accordo tra le Regioni Lazio e Abruzzo per permettere al Campidoglio di portare i rifiuti indifferenziati di Roma nei comuni di Aiello (Aquila) e Chieti. È quanto stabilito lo scorso 30 dicembre dalla Giunta regionale del Lazio guidata dal Governatore Nicola Zingaretti (PD), nel silenzio totale dei mezzi dei informazione e della politica, una decisione poi ratificata il giorno successivo, 31 dicembre, anche dalla Giunta abruzzese presieduta da Marco Marsilio (FdI). L’accordo originario tra le due regioni “per il trattamento temporaneo dei rifiuti indifferenziati” della città eterna risale al 2013 e sarebbe dovuto durare uno o due anni. È stato invece prorogato già sette volte; nel 2015 è stata addirittura aumentata la quantità di spazzatura da inviare quotidianamente da Roma in Abruzzo, da 110 a 180 tonnellate al giorno. In particolare, le ultime cinque proroghe sono state approvate nel corso del mandato della sindaca di Roma, Virginia Raggi (M5S), e risalgono a: ottobre 2016, ottobre 2017, dicembre 2018, dicembre 2019 e, l’ultima, dicembre 2020.
LA PROROGA SALVA-RAGGI
L’accordo ‘originario’ del 2013 è stato predisposto subito dopo la chiusura della discarica di Malagrotta, la più grande e vecchia d’Europa, ma prevedeva – come accennato poco fa – una durata limitata nel tempo per tre motivi. Primo: l’accordo costituisce una violazione del cosiddetto ‘principio di prossimità’ imposto da leggi europee e nazionali: significa che i rifiuti vanno trattati quanto più vicino possibile al luogo di produzione. Secondo: l’accordo temporaneo serviva ad evitare che la spazzatura indifferenziata restasse nei cassonetti stradali e si fondava sull’imminente rischio igienico-sanitario che pendeva su Roma. Terzo: 12-24 mesi costituiscono un arco di tempo più che sufficiente per avviare il sistema del Porta a porta, la modalità di raccolta domiciliare del pattume urbano, come dimostrano i casi eccellenti di altre gradi città e capitali d’Europa e del mondo. Il Porta a porta costituisce l’unica vera alternativa al business delle discariche, degli inceneritori e dei TMB, impianti di Trattamento Meccanico Biologico, dentro ai quali i rifiuti indifferenziati vengono suddivisi in sotto-frazioni minori. Un business che ha però l’inconveniente di risultare ‘mortale’ per i cittadini, come dimostra lo studio epidemiologico Eras Lazio (Epidemiologia, Rifiuti, Ambiente, Salute nel Lazio), redatto dai medici-epidemiologi del Sistema Sanitario Nazionale, secondo cui le persone che vivono in un raggio di 5 km dai centri di trattamento dei rifiuti della Regione Lazio si ammalano e muoiono di più degli altri. Lo studio epidemiologico Eras Lazio, dopo un lungo periodo di stop per assenza di fondi, è stato finalmente riavviato dalla Giunta Zingaretti a dicembre scorso.
SISTEMA RIFIUTI SEMPRE PIÙ FRAGILE
La quinta proroga ‘salva-Raggi’ varata dalla Giunta Zingaretti con il via libera della Giunta abruzzese Marsilio permetterà alla sindaca di presentarsi alle elezioni 2021 senza il rischio che in città esploda una nuova crisi dei rifiuti. Ma fa male, prima e sopratutto, al ‘sistema’ dei rifiuti di Roma, divenuto negli ultimi 5 anni ancora più fragile, come dimostrano cinque grossi problemi.
Primo: gli incendi dai contorni mai chiariti che hanno messo in ginocchio gli impianti dedicati alla gestione dei rifiuti di Roma e Roma-sud (Ama-Salario, Ama-Rocca Cencia, Pomezia Eco-X, Albano-Roncigliano, Aprilia, etc.). “La Regione Lazio – ammette la stessa recente deliberazione della Giunta Zingaretti – ha subìto negli ultimi anni disagi dovuti ad incidenti accorsi ad alcuni impianti e pertanto potrebbero verificarsi criticità nella gestione dei rifiuti prodotti da Roma Capitale anche per garantire la manutenzione degli impianti esistenti”.
Secondo: negli ultimi 5 anni la produzione di rifiuti indifferenziati a Roma-città è aumentata, mentre il Porta a porta è diminuito, come dimostra il recente ‘caso-Ostia’, coi cassonetti per l’indifferenziato tornati in strada al posto dei secchietti domiciliari del Porta a porta.
Terzo: l’Ama è sull’orlo del fallimento, incapace da tre anni di approvare i suoi stessi bilanci, figuriamoci a impegnarsi per far radicare il Porta a porta.
Quarto: i signori dei rifiuti continuano a far pressioni sugli amministratori pubblici per tentare di accaparrarsi una fetta sempre più grossa di mercato e quindi di guadagni, proponendo la costruzione di nuovi impianti privati: a Roma, evidentemente, solo i soliti e ben noti monnezzari sono capaci di far soldi coi rifiuti.
Quinto: il Campidoglio continua a ‘scaricare’ sui cittadini abruzzesi i problemi igienico-sanitari connessi alla gestione dei rifiuti indifferenziati che produce, pur di evitare di accelerare i tempi di costruzione della nuova discarica romana di Monte Carnevale e rischiare, di conseguenza, sia di far esplodere la già debole maggioranza grillina che sui rifiuti, 5 anni fa, aveva promesso una vera e propria rivoluzione del settore, che di perdere consensi. Tutte questioni ben note, la domanda a questo punto è solo una: di questi temi caldi i candidati-sindaci parleranno nel corso della prossima campagna elettorale o continueranno a far finta di nulla con la complicità dei media locali e nazionali?