Il 9 ottobre la società Parsec 6 (una costola del Gruppo Parnasi) ha presentato un ricorso al Tar del Lazio contro il comune di Roma e contro la società Immobil 10 (per l’appunto gli eredi Gruppo Armellini) per chiedere di avviare subito e senza indugio Maximo, il centro commerciale situato sulla via Laurentina (IX Municipio).
Questa forzatura giudiziaria ha luogo nonostante il Gruppo Parnasi non abbia mai ultimato ed avviato tutte le opere pubbliche imposte dagli atti autorizzativi regionali e comunali, ossia: una piazza pubblica ampia 15mila metri quadrati (l’equivalente di 3 campi da calcio di serie A); 3 piani di parcheggi interrati e sottostanti per un totale di 2770 posti auto; la nuova sede del IX Municipio e un ponte pedonale di collegamento tra la piazza civica e il vicino quartiere Laurentino 38.
Un ricorso che l’assessore all’Urbanistica della Giunta Raggi, Luca Montuori, ha bollato come “bizzarro” nel corso della Commissione Urbanistica di stamattina, 21 ottobre, ancora in corso. Un giudizio duro, quello dell’assessore legato però – è giusto sottolinearlo – al fatto che nel frattempo (ossia dal 9 ottobre, giorno del deposito del ricorso) la società che detiene il controllo del centro commerciale Maximo non è più la Parsec 6, ma la CPI Property Group, ossia Radovan Vitek, il magnate del settore immobiliare della Repubblica Ceca, subentrato il 16 ottobre. Un passaggio di proprietà che ancora non si sa se e quando sarà validato dal Campidoglio, visto che la Convenzione Urbanistica del 2009 vieta di vendere, affittare o anche solo sub-affittare Maximo fino a quando tutte le opere pubbliche non siano state completate e avviate. In ogni caso, gli uffici capitolini hanno predisposto ben due corpose relazioni giudiziarie e tecniche già consegnate ai magistrati per difendere la posizione del comune di Roma.
LA POSIZIONE DEL PD
Il capogruppo Pd in aula Giulio Cesare, Giulio Pelonzi, ha chiesto – sempre nel corso della stessa Commissione – di votare in aula entro martedì prossimo 24 ottobre un atto di indirizzo, da inviare al Tar del Lazio prima del 28 ottobre, con il quale ribadire con forza che “l’amministrazione capitolina non ha intenzione di avviare Maximo prima che siano state ultimate tutte le opere pubbliche connesse a Maximo”. Il capogruppo dem ha poi chiesto ancora “di vigilare sul fatto che Maximo è ancora privo dell’agibilità, del collaudo tecnico-amministrativo, con parte del cantiere in corso”. E ribadito infine che il cambio di proprietà Pasec 6 – CPI (ossia Vitek) potrebbe non è in linea con quanto imposto dalla Convenzione Urbanistica del 2008″.
LA POSIZIONE DI FDI
Il capogruppo FdI in Campidoglio, Andrea De Priamo, ha aggiunto “che il comune non si può dimenticare di quali sono gli strumenti Urbanistici e l’accordo di programma del Laurentino e, soprattutto, il loro obiettivo, ossia portare beneficio al vicino quartiere del Laurentino 38. La finalità pubblica di questo intervento non può venire meno per nessun motivo al mondo. Le opere pubbliche quando e come verranno realizzate? Quali sono le certezze in merito? Dove sono la sede del municipio, il ponte pedonale, i parcheggi, etc? Siamo pronti ad andare in aula Giulio Cesare per votare atti di indirizzo, non vogliamo una cattedrale nel deserto, ma certo politicamente voglio sapere l’Amministrazione cosa ha intenzione di fare e quando. Pretendiamo, prima di tutto, una risposta politica. Quale percorso avete in mente?”.
L’inchiesta completa sul prossimo numero de Il Caffè di Roma in distribuzione da domani, giovedì 22 ottobre.