AVVOCATI CONTROLLORI
Giandomenico Caiazza, Presidente delle Camere Penali Italiane, allora ha escogitato un piano: trasformare gli avvocati in ”controllori”. La sua spinta: vigilare sulle attività nei tribunali. Con una lettera ha invitato i Presidenti delle Camere penali territoriali italiane, 131 in tutto, a partire da lunedì 7 settembre, a monitorare in ogni ufficio giudiziario l’apertura delle cancellerie e delle segreterie, e il numero dei processi svolti e in caso contrario perché rinviati e a quando. Insomma ricavare dati per un report sul settore. ”Si parla della ripresa di ogni possibile attività, scuola, discoteche, trasporti pubblici, alberghi, ristoranti, fuorché di quella giudiziaria”, ha denunciato Caiazza, ”Ed anzi i segnali di aumento dei contagi (ma forse sarebbe più corretto dire di aumentato numero dei contagi rilevati con tampone) preludono al peggio”.
“BONAFEDE TACE”
”Il Ministro della Giustizia tace”, attacca Caiazza, ”e dunque tempi, modi e numeri della ripresa sono letteralmente affidati all’arbitrio dei singoli uffici giudiziari, e soprattutto alle determinazioni dei sindacati del pubblico impiego. Non possiamo consentire che questo scempio accada. La ripresa delle attività giudiziarie non può e non deve sottrarsi alla doverosa presa d’atto della necessaria convivenza endemica con l’infezione che attende l’intera comunità sociale (mondiale!) almeno per il prossimo anno. Si adottino le più efficaci misure di precauzione sanitaria, che ormai ben conosciamo e che in realtà sono anche banali e poco dispendiose se rispettate con rigore, ma si riprenda senza più riserve ed indugi a pieno regime”. Insomma, mascherine e uffici e aule aperte.
“GIUSTIZIA FERMA A ROMA”
Il vicepresidente della Camera Penale di Roma, Vincenzo Comi, parla ”di giustizia ferma”. È del 4 agosto l’ultimo provvedimento del presidente del tribunale di Roma che ha ratificato anche dal 1° settembre una partenza a marce ridotte dei processi penali e di tutta l’organizzazione giudiziaria, ha precisato Comi. Le udienze sono ripartite a singhiozzo, le cancellerie ricevono gli avvocati solo su appuntamento, il deposito degli atti per tutti gli uffici è stato stabilito presso un presidio, così detto punto unico. E intanto arrivano i rinvii delle udienze alla primavera 2021.
“GARANTIRE SICUREZZA”
”È fondamentale garantire la sicurezza sanitaria nei luoghi di lavoro”, ha attaccato Comi ”ma è altrettanto necessario attivare tutti gli strumenti disponibili per far funzionare la giustizia penale, che rappresenta una funzione prioritaria per uno stato di diritto”. ”Solo un’idea populista di giustizia”, ha concluso ”può identificare l’avvocato come un estraneo al sistema, come un ostacolo al funzionamento della macchina. C’è un cartello affisso nei pressi di una scala del tribunale di Roma che ne riserva l’uso al personale interno, escludendo gli avvocati. Ed è capitato a qualcuno di essere ripreso da un solerte dipendente, salvo poi affiancarsi in maniera disinvolta al bar”. L’accesso alle cancellerie per appuntamento fissato a discrezione del personale amministrativo senza limiti di tempo dalla richiesta, secondo i penalisti, costituisce una modalità di lavoro che condiziona, se non pregiudica, l’esercizio del diritto di difesa. ”Le informazioni sui procedimenti penali, il deposito delle istanze, la consultazione dei fascicoli non può essere rimessa alla discrezionalità delle cancellerie”, lamenta un legale.
UNA DERIVA
”Non sono ottimista né pessimista”, afferma dal canto suo Alessandro Cassiani, decano dei penalisti di Roma ed ex presidente dell’Ordine degli avvocati, ”Ma temo che la ripresa sia affidata alla buona volontà dei singoli magistrati. Mi rendo conto della difficoltà dei magistrati e dei capi degli uffici giudiziari nel riorganizzarla. Malgrado dal primo di luglio fossero liberi di autodeterminarsi ha prevalso la preoccupazione per l’epidemia. Pensavamo che dal 18 di maggio che la ripresa avrebbe riguardato anche il settore giustizia, come per i bar e i ristoranti. Questo non è avvenuto perché le cancellerie sono rimaste chiuse come le aule. Ci siamo preoccupati di salvare l’economia, il commercio, di riaprire le scuole ma il nostro settore è rimasto Cenerentola”.