“In questa consiliatura abbiamo cercato di porre le basi per un percorso urbanistico nuovo per questa città. L’urbanistica si fa all’interno di leggi e strumenti già approvati e noi abbiamo cercato di dare una svolta nei singoli episodi e oggi credo che sarebbe necessario ridiscutere in maniera più ampia in termini di ripianificazione anche alla luce di ciò che sta succedendo: il Covid rende necessario rivedere tutto”.
Cosa rivendica del suo operato?
“Noi abbiamo lavorato soprattutto su progetti di rigenerazione urbana, il nostro intento è quello di far crescere la qualità degli interventi: Roma deve porsi come la capitale d’Italia e come una delle capitali d’Europa in grado di attrarre grandi investimenti visto che negli ultimi tempi non ce ne sono stati molti. Sono già arrivate varie proposte su immobili che avevamo messo in lista per una riqualificazione, ad esempio sulla Stazione Tuscolana, sull’ex Fiamma, l’ex Miralanza, tutte zone abbandonate che noi vorremmo rivitalizzare anche in sinergia con investitori privati per offrire servizi utili alla cittadinanza, mettendo quindi davanti a tutto il bene comune. Ci vuole una vera e propria rivoluzione e per farlo ci vuole tempo perché bisogna cambiare tutta la logica che fino ad ora è stata alla base dello sviluppo di questa città, uno sviluppo che è stato incondizionato e che ha portato ai disagi che vivono oggi i cittadini, soprattutto in periferia. La visione noi ce l’abbiamo molto chiara ma ci vuole altro tempo per realizzarla”.
Andando più nel concreto?
“Ad esempio abbiamo messo in piedi una ripianificazione dei Piani di Zona di cui rivendico il grandissimo lavoro fatto. Forse è stato il lavoro più grosso che ha occupato la mia commissione perché lo abbiamo affrontato sotto vari profili. Noi abbiamo individuato i Piani di Zona superflui e stiamo completando quelli a cui mancano ancora opere fondamentali, è un lavoro importante e già in corso, di cui si vedranno i frutti già in quest’ultima fase della nostra amministrazione. La nostra battaglia poi è stata quella della legalità: abbiamo avuto il coraggio di revocare alcune concessioni dopo un’attenta verifica e anche a seguito delle denunce dei cittadini e rivendico anche il fatto di aver portato la Regione a seguirci su questo percorso. Poi, forse già questa settimana, approveremo in aula la delibera sull’housing sociale che è sempre stato una foglia di fico per costruttori che usufruivano di cubature in più senza che l’amministrazione avesse veramente contezza degli immobili realizzati in housing: con il nostro indirizzo politico abbiamo rivisto la Convenzione e siamo riusciti a mettere sul mercato altre abitazioni rivolte a quella fascia di popolazione che non ha accesso alle Case popolari ma non può neanche permettersi una casa ai prezzi standard del libero mercato”.
Per quanto riguarda il suo futuro invece?
“A me piacerebbe continuare a occuparmi di questi temi perché mi piacciono e li seguo da tanto. Sicuramente quello che a me interessa è confrontarmi sui temi e magari aprirmi anche di più al Movimento e cercando anche di far aprire il Movimento a nuovi tavoli di discussione, non solo sull’urbanistica, ma a partire dall’urbanistica, per fare davvero il salto di qualità che, dopo 4 anni di amministrazione, è necessario”.
Sta già mettendo in campo qualche idea per i prossimi anni?
“Sicuramente alla base di qualunque tipo di discorso c’è la visione della città che deve essere fondata sulla sostenibilità, declinata in tutti i settori, quindi il commercio, la viabilità, l’attenzione al territorio, il consumo energetico. Credo che la pandemia abbia fortemente messo in evidenza che Roma deve diventare una città sostenibile, una città resiliente e spero che i fondi europei previsti non siano distribuiti a pioggia ma seguano dei criteri scientifici, senza sprechi”.
Il centro storico, soprattutto dopo la pandemia, sembra in grossa difficoltà.
“Sarà un sogno ma secondo me il centro storico dovrebbe essere rivitalizzato riportando in loco i romani, non può essere soltanto un luogo turistico. Dobbiamo cambiargli volto, deve essere un centro vivo, dei cittadini, dei romani, non solo dei turisti e non solo degli uffici e del commercio: dobbiamo puntare sulla creazione di distretti artigiani, come ce n’erano un tempo, lavorando e puntando sui mestieri tipici della città, offrendo delle occasioni per farlo ripopolare da residenti. È chiaro che è davvero un museo a cielo aperto e anzi, dovremmo valorizzare ancora di più alcune aree, regolamentando però alcuni settori come quello degli affitti: è logico che in questo caso servirebbe anche l’aiuto del Governo per far ad esempio abbassare il prezzo degli affitti brevi visto che questo è uno dei motivi che ha depauperato il centro, facendo andare i romani altrove”.
È ancora un sogno quello di far diventare un tessuto unico il centro urbano di Roma con il suo mare?
“Unificare Roma con il litorale è sicuramente prioritario ma non deve passare per nuove urbanizzazioni: l’area di Ostia è molto delicata dal punto di vista idrogeologico e quindi io eviterei di prevedere nuove costruzioni anche perché i cittadini hanno portato tante moratorie in tal senso. Punterei invece tutto sul potenziamento della mobilità, anche per questo abbiamo firmato un protocollo con la Regione Lazio per rafforzare la Roma-Lido e aiutare da una parte tanti pendolari che da Ostia vengono a lavorare nella capitale e poi anche per incentivare il turismo e per far raggiungere più velocemente il mare ai romani. Eviterei anche di puntare sulla mobilità su gomma ma migliorerei semplicemente le vie che già ci sono, in termini di sicurezza, magari prevedendo delle rotatorie”.
Da quella parte c’è anche lo Stadio della Roma che incombe. A che punto siamo?
“Io non ho mai fatto segreto a nessuno sul fatto che fossi contraria alla localizzazione dello Stadio a Tor di Valle. La mia non è una contrarietà allo Stadio della Roma, ma conosciamo tutti le criticità di quell’area. Dopodiché, non essendo riusciti nello spostamento del progetto, si è cercato di lavorare per migliorarlo al massimo e quindi per diminuire l’impatto urbanistico, diminuire le cubature e soprattutto prevedere un piano di mobilità: per noi è imprescindibile che si riesca a portare la maggior parte delle persone in quell’area con il mezzo pubblico e non con il mezzo privato. È sicuramente un lavoro titanico perché vengono coinvolte delle strutture che non riguardano solo il comune ma anche la Regione, ad esempio con la Roma-Lido, oppure con le grandi opere come il Ponte dei Congressi, che non è collegato direttamente allo Stadio ma che comunque dovrebbero camminare in parallelo per garantire poi la sostenibilità di quell’area. Gli uffici stanno lavorando tanto, anche su queste attività di contorno e come ho già dichiarato in aula quando fu approvata la delibera sull’interesse pubblico dell’opera, noi non abbiamo mai smesso di vigilare su questo progetto e riteniamo che il progetto possa andare avanti solo se ha una sua sostenibilità: senza questa sostenibilità, soprattutto a livello di mobilità, non può andare avanti. Ad oggi non posso fare previsioni di tempo di realizzazione perché non dipende da me ma comunque tutti gli assessorati e gli uffici competenti, non solo del Comune ma anche della Regione, stanno lavorando per portare avanti il progetto”.
Non è che si è dimessa da presidente di Commissione Urbanistica proprio per lo Stadio?
“No assolutamente, io l’ho già chiarito, ci sono solo ragioni personali: credo che quando si ricopre un incarico come quello di Presidente della Commissione Urbanistica del Comune di Roma sia importante riuscire a garantire il massimo della disponibilità e dell’impegno, come credo di aver fatto in questi 4 anni, e me ne hanno dato atto le persone che mi hanno scritto e contattato subito dopo le dimissioni. Non potendolo più garantire, per motivi personali, ho deciso di fare non un passo indietro, ma un passo di lato perché io ci sono sempre in Commissione e credo di poter ancora dare il mio aiuto e il mio apporto a chi verrà dopo di me”.