Presidente Gatti l’estate sta finendo, senza voler fare citazioni, che dati avete per il settore alberghiero?
Dati catastrofici: con tutto il mondo chiuso abbiamo avuto solo qualche arrivo europeo. A Roma sono aperti solo il 10% degli hotel e non sono neanche pieni, in un periodo in cui normalmente abbiamo il sold out si viaggia con il 20% di stanze occupate. E d’altronde sono chiusi i nostri paesi di riferimento: Stati Uniti, Russia, Cina e tutto l’estremo Oriente. Abbiamo avuto qualche francese, qualche olandese e qualche tedesco. Ora vediamo se riapre il settore fieristico e congressuale ma purtroppo le stime dicono che il 35% degli alberghi romani non aprirà mai più.
È stata così catastrofica anche per il litorale quest’estate?
Sul litorale naturalmente è andata meglio, soprattutto il mese di agosto: diciamo che il 90, anche il 95% degli alberghi è riuscito ad aprire ma non dimentichiamo che questi sono dati normali, ho sentito dire in giro che “il settore sta recuperando”: non è così perché veniamo da 4 mesi in cui ci sono state solo perdite, le camere non vendute sono camere non vendute.
Quali sono i problemi più gravi del settore, in questo momento?
I problemi sono sempre gli stessi: prima di tutto gli affitti delle mura, che sono rimasti invariati. Bisogna trovare una formula che possa mettere d’accordo proprietari e affittuari, ma una soluzione che sia valida per un anno intero. I proprietari degli immobili in questo momento non hanno perso il diritto di richiedere denaro, cioè di riscuotere l’affitto, mentre tanti affittuari hanno perso il lavoro: di fatto si sta dando priorità alle rendite immobiliari rispetto alle rendite da lavoro. È un problema reale, visto che in Italia l’80% degli alberghi è in affitto, noi stiamo chiedendo un incontro con tutte le parti sociali ma ad oggi le istituzioni non hanno preso alcuna iniziativa tranne il credito d’imposta al 60% per 4 mesi, una misura del tutto inadeguata che non sposta nulla.
Vi siete lamentati spesso delle imposte…
Sì, quello è il secondo problema: le tariffe e le imposte sono troppo alte e sproporzionate rispetto alle altre capitali europee. A Londra un albergatore può esporre la tariffa per una stanza al costo netto di 70 euro a notte perché poi ci sarà il 5% di Iva che la porterà ad un lieve aumento (73,5 euro). A Roma una stanza da 70 euro alla fine viene a costarne 89, perché l’Iva qui è al 10% e poi bisogna aggiungere ben 12 euro di tassa di soggiorno! Ho più volte chiesto un incontro al comune e sollevato il problema senza aver mai ricevuto alcuna risposta. Anche la Tari che paghiamo è sproporzionata: è il 30% in più di Parigi e il 50% in più di Barcellona, per non parlare poi del servizio, pessimo, che viene offerto. È chiaro che questa sproporzione ci fa partire svantaggiati, ora è il momento di guardare alla competitività, servono misure drastiche che possano realmente far ripartire il settore e l’eliminazione della tassa di soggiorno sarebbe davvero importante: vorrebbe dire che ogni albergatore può abbassare di 12 euro il prezzo di un soggiorno, non è cosa da poco.
Bisogna anche fare i conti con i problemi storici di questa città. La crisi sarà l’occasione per risolverli?
A Roma c’è il grande problema dei servizi, ci sono falle enormi che ora potrebbero essere mortali per il turismo. Sì, ora abbiamo l’occasione per fare tutti un grande sforzo, partendo dall’ente comunale, per rimettere davvero in piedi questa città che stava soffrendo già prima della pandemia. Investiamo anche sulla digitalizzazione: se uno straniero cerca Roma sul web il primo sito che appare è quello della AS Roma…siamo sempre indietro, il sito web della città di Parigi è tradotto in 10 lingue, quello di Barcellona in 15, quello di Roma Capitale in 5.
Il bonus vacanze com’è andato?
Ma stiamo parlando del nulla, qui serve un decreto dedicato al turismo con delle norme specifiche per il settore alberghiero. Ad un albergatore viene detto che il bonus sarà convertito in sconto sull’iva, ma cosa ci faccio? Abbiamo bisogno di liquidità, le spese per il personale, per l’affitto, per la luce, il gas, vanno tutte coperte, cosa ci faccio con il bonus vacanze? Chi ha un albergo non ha un’impresa o un’industria: le stanze invendute sono stanze invendute, sono introiti che non verranno più recuperati mentre le spese sono sempre le stesse. Il bonus vacanze è una di quelle misure a pioggia di cui ha beneficiato chi ha continuato a lavorare e chi sarebbe andato in vacanza lo stesso mentre noi abbiamo quasi tutto il personale in Cassa integrazione, che prende pochissimo, quando lo prende. Mi sembrano solo spot elettorali.
Quali proposte avete fatto per risollevare il settore?
Una è molto semplice ma ci consentirebbe davvero di prendere ossigeno. In teoria se riapro l’albergo e ho occupazioni di stanze basse sono costretto a chiamare poco personale e avrei un pessimo servizio: allora noi proponiamo un accordo con il Governo, e cioè che gli albergatori sono disposti a chiamare tutto il personale e a riaprire con i ranghi completi a patto che sia introdotto uno sconto totale sulle tasse da lavoro così i datori di lavoro pagheranno solo lo stipendio netto dando un servizio completo e quindi di qualità, anche con il 20-30% delle stanze occupate, e lo Stato non dovrebbe pagare più la cassa integrazione.
L’alberghiero è di fatto collegato ad un altro settore in profonda crisi, quello della convegnistica.
Sìanche qui mi faccio molte domande: abbiamo fermato funerali, contingentato le entrate nelle chiese, nei musei, nei cinema e poi riapriamo tutte le discoteche? Ma allora riapriamo i convegni che possono essere tranquillamente controllati: abbiamo strutture capienti come La Nuvola, l’Auditorium, il Palazzo dei Congressi. Anche lì bisognerebbe avere il coraggio di creare un pacchetto completo: servizi, sicurezza, e accoglienza ad un prezzo conveniente rispetto alle altre città europee. Chi è che non vuole venire a fare un congresso a Roma? In Spagna stanno puntando su Mallorca come distretto congressuale, con tutte le difficoltà oggettive, visto che è un’isola: da noi sarebbe immensamente più facile. Io non dico che bisogna riaprire indiscriminatamente: mettiamoci tutti ad un tavolo e discutiamo anche con gli esperti del settore, capiamo quale possa essere un numero di partecipanti giusto rispetto alla struttura, e quali le norme da mettere in atto. Ma dobbiamo parlarne, io ho chiesto più volte incontri sia con il Comune che con la Regione ma finora non mi ha risposto nessuno. Insomma, noi facciamo richieste che non hanno costi, e continuiamo a pagare servizi che non funzionano. Ama e Atac non funzionano, perché dobbiamo continuare a pagare la Tari? Perché non sono stati messi in cassa integrazione i dipendenti di Ama e Atac visto che il lavoro, nei mesi del lockdown, è drasticamente diminuito?
Che prospettive ci sono per il futuro?
Se non esce un vaccino e se non riaprono tutti gli stati, ogni progetto è inutile. Se non ci sono ricadute, per il settore alberghiero la data di ripartenza è marzo 2021. Io ho scritto a tutti: programmiamo insieme la ripartenza, questo è il momento per farlo. Dobbiamo trovare stimoli immediati e molto pratici che ci consentano di chiamare qui più turisti possibile. Ora ad esempio abbiamo capito che ci sono tanti turisti in macchina, francesi e tedeschi si fidano di più a venire con mezzi propri: allora possiamo, per esempio, offrire il pedaggio gratuito in autostrada per le targhe straniere. Il turista che arriva a Firenze sarà tentato di andare anche a Roma se sa che l’autostrada è gratis. Serve un segnale, il settore alberghiero conta 2000 strutture nel Lazio, con 30mila occupati diretti, più tutta la filiera: non aiutare le strutture ricettive vorrebbe dire bloccare tutto e dare un colpo mortale al turismo di Roma ma anche di tutta Italia.