RAGGI, PRONTA ALLA MARCIA
Mentre, a sinistra come destra, nomi e programmi languono in vista delle prossime elezioni di primavera, la Raggi così marcia per vincere. D’altra parte nessuno può negarlo. Nemmeno all’opposizione. ”Ha retto a pressioni che avrebbero schiacciato una mandria di bufali”. Luigi Di Maio, ex capo politico del M5S, inquadra alla perfezione la stazza della minuta Virginia. Cinque anni di governo, e superconosciuta, nel bene e nel male. Nemmeno gli oppositori del suo partito saranno un problema. Finora li ha spazzati via. Il consigliere Enrico Stefàno e capo della Commissione alla Mobilità, al costo di affacciarsi allo stesso destino e aprirsi una guerra in casa (sua moglie è Veronica Mammì assessora al Sociale della squadra Raggi), è stato il più sfrontato: ”Prima di parlare di Raggi bis mi sarebbe piaciuto avviare una seria riflessione per discutere di cosa ha funzionato e cosa no, di quali e quanti errori sono stati commessi (perché ne sono stati commessi)”, ha scritto nel post dal titolo ”Perché sono contrario al Raggi bis”. Critiche al metodo attraverso il quale la sindaca è riuscita a indurre il M5S a mettere ai voti online la regola dei due mandati, che ”sono d’accordo debba essere rivista, ma non a dieci mesi dalle elezioni e quando si è coinvolti in prima persona”. Accuse di ”poltronismo” a quelli che sono rimasti ”folgorati sulla via del Raggi bis e fanno un post al giorno in suo sostegno con paragoni improbabili”, ha aggiundo Stefàno alludendo a Paolo Ferrara, ex lombardiano che da qualche settimana lavora da spin doctor della sindaca paragonandola a Michelangelo. ”E’ mancata in questi anni una visione e una idea di città. Ci ripresentiamo ai cittadini” ha concluso Stefàno ”coi post trionfanti di strade asfaltate, ceppi tagliati, panchine riparate e roba simile? Ovvero l’ordinaria amministrazione?”, suscitando a stretto giro la risposta della moglie, fedele più alla Raggi cha a lui: ”Con Virginia stiamo portando avanti un grande lavoro che merita di proseguire”.
CAOS NEL PD
E mentre, la destra tace e il Pd cerca un big disperatamente (i nomi di David Sassoli e Enrico Sassoli sono solo stati ventilati), nel partito di Zingaretti le voci a contrasto si moltiplicano. Cristina Michetelli, avvocata e responsabile giustizia del partito democratico romano, attacca su facebook: ”Condivido la dichiarazione del segretario romano Andrea Casu che ha ringraziato l’onorevole Carlo Calenda di aver rinunciato a presentare la propria candidatura a sindaco di Roma, ritenendolo lui stesso che il proprio profilo non corrisponda a quello più adatto a governare la Capitale. Come responsabile giustizia auspico che l’onorevole Calenda, nell’ottica della costruzione di una coalizione di centrosinistra per battere le destre della città, voglia riferirsi al Pd con termini più appropriati, visto che questa è stata la sua casa che lo ha nominato Ministro e lo ha eletto in Europa. E’ l’ora di smorzare i toni e di avviare un proficuo lavoro unitario per il bene della Capitale”.
IL CASO ZEVI
Tobia Zevi si sgancia dalle polemiche e si offre per il ballottaggio. E’ il primo e unico nome per il Pd. ”Parteciperò alle primarie del Pd”, ha detto, ”Ma al momento non ho ancora la tessera”. Il trentaquattrenne romano, colto e brillante, famiglia ebraica, e in passato al lavoro nello staff di Paolo Gentiloni, ricercatore e presidente dell’osservatorio ”Roma puoi dirlo forte”, intanto, su Formiche.net ha riconosciuto un merito alla Raggi: ”Ha avuto coraggio a ricandidarsi per combattere una battaglia persa. Lei rivendica le sue idee indicando la strada che vuole percorrere nel solco dei risultati ottenuti. Per me inesistenti”.