I TRE RICORSI
Coi tre ricorsi Viola, Creazzo e Lo Voi hanno impugnato la delibera del Palazzo dei marescialli con la quale il 4 marzo è stato nominato a capo dei pm romani Prestipino, l’unico tra 13 concorrenti ad essere sprovvisto del titolo di procuratore, pur avendo guidato palazzo Clodio come reggente nel lungo periodo successivo al pensionamento di Giuseppe Pignatone, guadagnandosi una grande stima da parte dei colleghi di Roma e del mondo giudiziario in generale. I ricorrenti hanno sostenuto negli atti di ricorso che Prestipino non avrebbe avuto i requisiti per la nomina, non avendo mai diretto una Dda ne’ essendo mai stato a capo (formalmente) di una procura.
CSM IN CRISI
Nel voto preliminare del maggio 2019 il Csm era sembrato virare sulla scelta di Viola, poi stoppata a causa dello scandalo Palamara. Il procuratore di Firenze, infatti, si era rivelato il favorito dalle indicazioni preliminari del Palazzo dei marescialli, ma poi il voto era stato annullato perché il suo nome era stato indirettamente danneggiato dalle intercettazioni (a sua insaputa) di Luca Palamara, in cui il pm romano, in veste di ex consigliere del Csm e di ex presidente della Anm, caldeggiato con politici e membri del Csm proprio la sua nomina a sfavore delle altre e in particolare di Lo Voi ritenuto una continuità di Pignatone. A occuparsi del ricorso di Viola gli avvocati Girolamo Rubino e Giuseppe Impiduglia. Per i due legali, il Csm avrebbe ”illegittimamente revocato l’originaria proposta di conferimento al dottor Viola dell’incarico di procuratore di Roma, a seguito di un procedimento penale (della procura di Perugia) relativa alle condotte del magistrato Luca Palamara e di taluni componenti del Csm”. “Con il ricorso, è stato, in particolare, sostenuto”, hanno spiegato ”come la revoca della precedente proposta di conferimento dell’incarico fosse stata adottata pur essendo stato acclarato dallo stesso Csm il ‘mancato coinvolgimento’ del dottor Viola rispetto al suddetto procedimento penale e come quest’ultimo fosse parte offesa rispetto alle macchinazioni o aspirazioni di altri”. Il procuratore di Palermo Francesco Lo Voi, ritenuto tra la rosa dei favoriti, era stato l’unico a presentare il ricorso l’ultimo giorno utile. A seguito delle contestazioni dei colleghi Prestipino, assistito dagli avvocati Massimo Luciano, Piermassimo Chirulli e Patrizio Ivo D’Andrea, si è costituito in giudizio chiedendo il rigetto dei ricorsi.
LO SCONTRO ‘POLITICO’
Dopo il caos Palamara, le previsioni, a partire da Il Caffé, si erano concentrate proprio su Prestipino Giarritta come nuovo procuratore di Roma. Lo scontro tra le correnti interne al Csm, però, è stato durissimo. E i componenti laici – due indicati dalla Lega, due da Forza Italia, tre da M5S – hanno svolto un ruolo determinante. Alla fine Prestipino aveva vinto con 14 voti, sconfiggendo i suoi due concorrenti, il procuratore di Palermo Franco Lo Voi e quello di Firenze Giuseppe Creazzo. Ma ci sono volute due votazioni al Csm per sbloccare una situazione molto intricata. La prima vedeva in lizza i tre candidati, Prestipino, Lo Voi, Creazzo ed era finita con 10 voti Prestipino, 7 per Lo Voi, 6 per Creazzo, e due astenuti. Quindi si era arrivati al ballottaggio tra Prestipino e Lo Voi chiuso rispettivamente con 14 e 8 voti (e 3 astenuti). Alla base uno scontro molto pesante tra chi voleva privilegiare i titoli dei candidati (i fans di Lo Voi e Creazzo), e chi invece teneva in maggiore considerazioni le attitudini e l’esercizio concreto del lavoro di ogni giorno.
L’ULTIMA PAROLA NELLE MANI DEL TAR LAZIO
Giuseppe Cascini, ex pm a Roma, esponente di Area aveva sostenuto che quello che conta non sono soltanto i titoli, ma le caratteristiche professionali di un candidato, “come riconosce lo stesso Consiglio di Stato in due sentenze”. Secondo Cascini, Prestipino ha “una lunga esperienza sulle indagini di mafia, a Palermo, a Reggio Calabria, a Roma, di cui conosce benissimo la particolare situazione”. “Prestipino, in questi 10 mesi, ha pacificato un ufficio che proprio dopo l’inchiesta Palamara era devastato, lavorando per sanare una gravissima ferita. Ricordo che, in quelle terribili intercettazioni di Perugia, dove pure vengono dette cose terribili di Pignatone, non ce n’è una sola su Prestipino”, da sempre lontano dalle correnti, tanto da guadagnarsi la nomea di ”cane sciolto”.
L’ultima parola ora spetta al Tar del Lazio. Nel frattempo per i tre ricorrenti potrebbero arrivare altri incarichi. Per Lo Voi si prospetterebbe il ruolo di procuratore nazionale antimafia.